I fratelli Wayward sono Nic Wastell bassista, noto per un passato con la band inglese nata negli anni '80 Chrome Molly, il batterista Phil Martini che ha prestato le proprie bacchette per Spear Of Destiny, Quireboys, Joe Elliot's Down e Outs, il chitarrista carismatico Sam Wood ed il tastierista Dave Kemp collaboratore per lungo tempo di Jepson. "Ghosts Of Yet To Come" si compone di dieci tracce intense, senza fronzoli o eccessi ma arricchite da un corpo strumentale solido, riconoscibile, tecnicamente ineccepibile e capace di mettere in primo piano le abilità vocali del frontman Toby Jepson, che in barba alle 50 primavere che si avvicinano, sposa acuti e tonalità che lasciano senza fiato. "Alive" è la canzone di apertura e l'Hard Rock, nel senso più aulico del termine, non potrebbe essere più d'accordo; si tratta di un pezzo forte, convinto, che coinvolge e trascina tra le sonorità magnificamente disegnate dalla band. Il fantasma si riconferma un denominatore tra il nome di battesimo del disco ed una delle tracce: con "Ghost" si fa infatti spazio una consapevolezza latente, forse legata anche alla cover art, mossa ed alimentata dagli spettri del nostro tempo. Pertanto quando le parole vengono a mancare e risultano inutili, forse ritrovarci ad ascoltare noi stessi potrebbe essere la più grande delle scoperte, soprattutto se sono un riff accattivante di basso ed i virtuosismi di una chitarra elettrica ad accompagnarci. Una nota sopra tutte accompagna "I Don't Wanna Go", traccia entusiasmante, un vero e proprio singolo con tutte le caratteristiche per far incatenare testo e melodia a chiunque abbia il piacere di ascoltarla. Il pezzo rispecchia le sonorità Hard Rock, il solo incisivo, la batteria sempre con il piede sull'acceleratore e soprattutto un Jepson empatico, energico e dannatamente arena rock, perché è pur vero che l'album è stato concepito per essere suonato dal vivo, ma questa traccia a differenza delle altre non può essere immaginata in nessun altro contesto se non davanti ad un pubblico che si scatena. "Something Wrong" chiude infine l'album anche se non sembrerebbe affatto, perché nonostante si tratti di un esordio, le qualità, la quantità e lo spessore di questo lavoro fanno presagire un seguito per quanto riguarda il lavoro in studio. I soli di Wood ne confermano carisma e personalità facendo apprezzare il suo scivolare sulle sei corde; passando alle quattro corde di Wastell, più volte gli vengono affidati spazi, tra intro e conclusioni, che il bassista interpreta con sfumature capaci di colpire anche i meno avvezzi al genere, il tutto in grande sintonia con il batterista Martini che per l'intera durata del disco non hai mai allentato il mordente, mantenendo il battito cardiaco accelerato. Non da meno il collante strumentale, il tastierista Dave Kemp, che nei ritornelli impreziosisce ulteriormente la trama melodica realizzata dalla band.