Sapete cosa significa, in slang, "gift giver"? L'opposto di "bug chaser". Ovvero il gift giver è colui che, consapevole di essere HIV positivo, preferisce avere rapporti non protetti al fine di infettare, volontariamente, altre persone. Sfugge onestamente cosa possa aver spinto la band ad auto-battezzarsi così. Paradossalmente, neppure il fondo del barile del porno-grind è mai arrivato a tanto. Forse perché ormai quel sordido miscuglio, tra triviale e offensivo, ormai non suscita altro che uno scoppio di risate. Questo no invece, c'è pur sempre un limite.

Accantonando l’infelicissima trovata di cui sopra, passiamo alla musica.

Non che poi in effetti ci sia molto da dire: metal core abbastanza standard. Diretto, potente, abbondanti break down, brani di durata variabile, uno scream abbastanza decente e un pulito un po' meno degno di nota. In sintesi, "Shitlife" conquista la sufficienza. Si potrebbe azzardare di definirlo una buona seconda prova, step notoriamente difficile soprattutto per una band così giovane, il cui primo album è stato ben recepito, come è infatti stato il caso del precedente "Daddy Issues". A dimostrare come questo primo disco tutt'ora riceva complimenti e apprezzamenti, basta guardare la sezione commenti del BandCamp relativa a questi ragazzi.

Sebbene si sia a distanza di sicurezza da certi dischi mediocri, rigurgitati dal calderone del genere in questione, al stesso tempo "Shitlife" è talmente nella media da non riuscire a brillare. Il precedente spiccava di più, merito della novità, ma questo è un disco di maniera. Escludendo il pessimo gusto nella scelta del moniker, i Gift Giver ci sanno fare, questo è lampante. Il problema è che, più in là di quanto già seminato, non osano. Un passettino in più o l’azzardare un elemento diverso avrebbero donato più spessore a un disco piacevole, così da renderlo davvero buono.

C'è di peggio, ma c'è anche di molto meglio.