Come ci ha recentemente confidato nella nostra intervista, è proprio attraverso questi divertissement musicali che Giulia trasmette, tra le varie tracce dell'album, maggiore naturalezza e trasparenza. Il background jazz della cantante, seppur con una dimensione più minimale, è ancora in primissimo piano e si fonde con le più recenti ispirazioni hip hop. Tra i pezzi di "Real" la cantante fa emergere lati diversi della propria personalità: "Path" appare come una serena presa di coscienza del proprio cambiamento, mentre momenti più cupi si raggiungono con "Almost August" e "July". "Language" si presenta subito come un potenziale pezzo forte del disco, grazie ad un beat di natura tribale che incalza un coinvolgente ritornello, mentre, nonostante la loro bassa durata media, alcuni brani, come "Prayer", risentono di una certa monotonia. In "Fragile" vi è, poi, una rara manifestazione della chitarra acustica, ad accompagnare pregevoli modulazioni vocali dell'artista, mentre "Springtime" mostra lati più complessi ed interessanti.
Se questo nuovo capitolo sta valendo per la musica di Giulia Villari svariati importanti paragoni (tra i quali Depeche Mode e Madonna, giusto per citarne un paio), quello che si evince dall'ascolto di "Real" è sicuramente il risultato della maturazione artistica e del talento di una cantante cresciuta in un ambiente musicale a tutto tondo, ma che risulta a tratti piatto e leggermente banale, forse troppo subordinato alla sola voce e alla libertà di sperimentare. Non mancano certo sorprese né spunti interessanti per il futuro della cantante, in un lavoro che sì presenta tutto sommato bene, grazie anche alla presenza di Sante Rutigliano e Simone Prudenzano in diverse fasi della sua produzione.