L'escapologia, l'electrorato, i lupi mannari, Baudelaire, Amsterdam: un assortimento eterogeneo di suggestioni, un particolare brainstorming di idee apparentemente scollegate, a descrivere l'opera terza del cantautore riminese Giuseppe Righini.
Colori, viaggi, parole: è un album pregno "Houdini", un album senz'altro colto, intellettuale, sfaccettato. Ma al tempo stesso un album che si pone come chiaro obiettivo quello di non far gravare questa sua internazionalità (il disco è concepito a Berlino, e il krautrock si sente) e questa sua profondità sulle spalle dell'ascoltatore: ne viene fuori una raccolta di vivace pop elettronico in cui ogni brano ha la spensierata capacità d'acchiappare di un singolo, e la giusta percentuale di intima ricercatezza da giustificare sessioni d'ascolto più assorte.
E se a spiccare, chiaramente, è il singolone trascinante "Magdalene", a meritare accurati approfondimenti sono anche le ipnotiche frequenze basse di "Bye Bye Baba", le bluvertighiane tastiere di "Tic Toc Bar", il lounge che accelera di "Nonsense Dance", il morbido goticismo di "Licantropia". Un album da godersi d'un fiato, e poi da riascoltare, tante volte, per scoprirne tutti i dettagli. Che sono tanti, davvero tanti.
Si va da A verso B fino a Z e poi... si ricomincia da capo.