Etruschi From Lakota
Giù La Testa

2017, Phonarchia Dischi
Rock

Con gli Etruschi From Lakota torna una realtà intrigante di un genere sempre più raramente coltivato: il rock italiano.
Recensione di Matteo Poli - Pubblicata in data: 07/11/17

La lingua italiana, certo. Delizia e croce di ogni band della Penisola che si cimenti nel rock. Molti tentano e poi la abbandonano per il più rassicurante e neutro inglese. Altri invece, più coraggiosi, provano a tenergli testa. Quella che con fierezza e stile usano gli Etruschi From Lakota, per l'occasione coadiuvati da Alessandro Antonacci, che ha collaborato alla stesura dei testi di alcuni dei pezzi più caustici, come "Eurocirco", "Stivale" e la title track "Giù La Testa".

 

Italiani, dicevamo, anche nelle scelta stilistica di coniugare un rock tutto sommato molto classico con un'attitudine ed un immaginario impensabili oltreoceano. La nuova musa della band toscana è infatti la satira, quella politica in particolare, con un occhio sarcastico che osserva la nostra società e le sue storture. A questa virata "impegnata" rispetto ai precedenti lavori corrispondono scelte musicali più ampie e diversificate, un maggior agio negli arrangiamenti, con risultati egregi come nel viaggio nella giungla costituito da "Bidibibodibibù", o nello spassoso omaggio hendrixiano di "Jimi", o nel bell'arrangiamento lento di "Quando Vedo Te". Musicalmente, la band ha come modelli i grandi del rock angloamericano. Ma è con i testi che gli Etruschi graffiano di più.

 

In "Eurocirco" il mirino della band è puntato sull'emergenza terrorismo e sulla strumentalizzazione che i media europei ne fanno per pilotare l'opinione pubblica verso una sempre maggiore intolleranza verso lo straniero; "Giù La Testa" critica la spettacolarizzazione della morte; "Stivale" è un affondo agli eterni mali del (non più) Belpaese. Attenzione: non tutto è serioso sotto il sole d'Etruria; per cui la band si abbandona anche a pezzi più frivoli e divertenti, come in "Coito Ergo Sum" e in "Jimi". A tratti, nei testi e nello stile del cantato, ci ricordano l'attitudine di una grande band come gli Zen Circus; questo non significa che lo stile degli Etruschi non sia personale, ma abbiamo la sensazione che andrà ulteriormente precisandosi nei prossimi anni. Dispiace invece che i buoni risultati negli arrangiamenti e nel songwriting non siano valorizzati ancora da una produzione adeguata: i suoni sono un po' troppo anni '90, la resa opaca e poco presente sui bassi. Un suono che davvero non rende merito della bella proposta della band.


Detto questo, si tratta di un disco grintoso, godibile, certo il più maturo e ricco sino ad oggi ma siamo certi che gli Etruschi From Lakota ci sorprenderanno ancora.





01. Bidibibodibibù
02. Coito Ergo Sum
03. Eurocirco
04. Giù La Testa
05. Jimi
06. Quando Vedo Te
07. Stivale
08. Super
09. Viva l'Amore

Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool