Siamo all'inizio di "Quarto Potere" di Orson Welles: il plurimilionario Charles Foster Kane, ormai in punto di morte, sta tenendo malinconicamente tra le mani un palla con all'interno un paesaggio innevato, quando pronuncia la sua ultima e fatidica parola, "Rosabella". Avete presente la scena? Mi auguro di sì, perché il nuovo album dei Goldfrapp non potrebbe avere un'ambientazione migliore di questa: una solitaria casetta innevata all'interno di una sfera di vetro soppesata tra le mani di un uomo morente, a un passo dall'andare in frantumi.
A tre anni di distanza da "Headfirst", i Goldfrapp tornano con un album difficilmente prevedibile: imperniatoda un'atmosfera cupa e malinconica, "Tales of Us" sembra lontano anni luce dal successo interplanetario di "Rocket". La cosa che lascia sorpresi al primo ascolto (e non soffermativi al primo) è la marginalità della componente elettronica, eccetto in alucni pezzi come "Thea", uniche eccezioni i un disco dove chitarra acustica, piano e archi la fanno da padrona. Quasi una sorta di moderna "Antologia di Spoon River" trasportata in chiave pop, in "Tales of Us" ogni canzone è un personaggio, e ogni personaggio ha la sua storia, raccontata in maniera onirica dalla voce suadente di Alison Golfrapp, che qui si ritrova a svolgere il ruolo di narratrice di queste vicende. Sono racconti fatti prevalentemente di simboli, in cui i paesaggi invernali, il vento, la neve e il freddo fanno da filo conduttore alle varie storie. E' un'aria malinconica quella che si respira all'interno del disco: si va dai sogni di un bambino dalla dubbia sessualità nel singolo "Annabel", a un soldato che perde l'amata in "Clay", per passare da un'attrice inseguita da un killer in "Laurel". Sono tutte storie cupe, dove la sfera sentimentale è assoluta protagonista: ogni personaggio sta soppesando la propria palla di vetro sul letto di morte, poco prima di lasciarla cadere in frantumi esalando l'ultimo respiro. Così si muore al cinema, e così si muore anche nella musica.
Con un parziale ritorno alle origini morriconiane di "Felt Mountain", i Goldfrapp lasciano da parte l'elettronica in un album splendido e ispirato, un capitolo meraviglioso che non ha (e che probabilmente non avrà) eguali nella discografia della band: la storia ormai è narrata, e la palla di vetro è andata in frantumi, consegnandoci il suo splendido contenuto. Fare un altro album simile, sarebbe come tentare di riattaccarne i pezzi con la colla: meglio non rovinare qualcosa di meraviglioso tentandone una pallida imitazione.
Goldfrapp
Tales Of Us
2013, Mute Records
Pop
Così si muore al cinema, e così si muore anche nella musica... Ma la musica dei Goldfrapp è più viva che mai.
Recensione di Nicolò Rizzo - Pubblicata in data: 29/09/13 01. Jo
02. Annabel
03. Drew
04. Ulla
05. Alvar
06. Thea
07. Simone
08. Stranger
09. Laurel
10. Clay
02. Annabel
03. Drew
04. Ulla
05. Alvar
06. Thea
07. Simone
08. Stranger
09. Laurel
10. Clay