Good For One Day
Time And Again

2013, DIY/IndieBox
Postcore

Recensione di Francesco De Sandre - Pubblicata in data: 08/12/13

Good For One Day. E per tutti gli altri giorni? Nulla da temere, la disponibilità di band di questo genere è assai ampia. Quelle che emergono dal calderone della media sono meritevoli di essersi distinte da subito per un particolare inconfondibile, di cui i nostri amici vicentini non hanno ancora del tutto preso possesso. L’impegno è premonitore di un risultato tutto sommato positivo, frutto dell’incontro tra l’ultima cadente parentesi Punk Rock e la nascente implosione Post Hardcore. L’incontro non sfonda il muro del suono, semplicemente perchè è la melodia più classicheggiante a prendere il sopravvento.

 

La prova lampante di un concetto che cade in un leggero rammarico è l’esecuzione del brano “John Doe”, la descrizione di una maturità chiaroscura, che emerge attraverso i cori di tre voci concatenate: sono i rari giochi vocali che valorizzano una base musicale densa, lodevole ma non innovativa, che perde di vista la potenzialità della propria carica. Poi c’è la malinconica “Leftovers”, che come “Circle” è intensa, un crescendo di complicità e, come una corsa – o una fuga – racchiude la soddisfazione nella fatica. “Empire”  e “Dead Wrong” ancora sono l’esempio superbo dell’abilità del gruppo nella creazione di intro motivanti ed illuminanti, che poi vanno a perdersi nel classicismo dei soliti giri di chitarra, sopra una batteria degna di nota.

 

I Good For One Day sono Nicola Salzillo, Gimmy Gennari, Marco Pittarlin, Matteo Piccolo e Luca Dal Pozzolo, e dai sobborghi di Vicenza – città stipata di realtà del genere – gridano riscatto e commiserazione scegliendo la strada più tradizionalista. “Time and Again” è il secondo disco della compagine, da anni impegnata in concerti per tutto lo stivalem dopo “A Story Never Told” del 2010. Il salto di qualità c’è stato, ma l’invito è quello di tentare di esagerare, spremendo le potenzialità verso un canale più specifico di questo cataclisma generale che è diventata la musica Alternative, altrimenti potrebbe incombere il rischio di non emergere dal calderone del classicismo.





01. Dead wrong
02. Runaway
03. John Doe
04. Ad vitam
05. The weakest breach
06. Leftovers
07. Two-face (feat. Dominik)
08. Circle
09. Call it a day
10. Empire
11. We're about to live
12. Vega

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