Greta Van Fleet
From The Fires

2017, Republic Records
Blues Rock

Recensione di Paolo Stegani - Pubblicata in data: 19/02/18

Chi fra noi amanti del rock'n'roll non ha mai provato, almeno una volta, un piacevole senso di nostalgia voltandosi a guardare e ad ascoltare ciò che di buono gli anni '70 ci hanno regalato? Tutto nuovo, tutto epico, (quasi) tutto grandioso. Progenitori del metal assieme ai Black Sabbath, esecutori incredibili, autori di inni immortali: che sia per questo che un ottimo riassunto di quel decennio è racchiuso nelle due parole "Led" e "Zeppelin"? Quei nove album in studio, dal ruggente "Led Zeppelin I" all'amarezza di cui è intriso "Coda", sono la testimonianza di un periodo irripetibile. Nel 2017 però può capitare, come al sottoscritto, di accendere la radio e trovarsi spiazzato.

 

Esiste forse un singolo degli Zeppelin, chiamato "Highway Tune", che fino ad ora, nonostante uno strenuo feticismo, non avevo mai sentito prima? Non può essere, e infatti non è. Sono i Greta Van Fleet, una piacevole sorpresa made in USA che rende omaggio alla golden age del rock ma che ha comunque ben presente che siamo nel ventunesimo secolo. Tre fratelli più uno, talmente giovani da non raggiungere 80 anni in quattro. Lo dice il titolo stesso del secondo EP della band, "From The Fires", che va ad ampliare ciò che di buono avevano fatto sentire con il primo mini "Black Smoke Rising": sono nati dalle fiamme, camminando volentieri sulle orme dei giganti, ma la strada da percorrere non sarà (e non deve essere) la stessa. Non ci servono cover band e i Van Fleet non vogliono esserlo, come dimostrano queste 8 tracce. Partendo proprio da "Highway Tune", la prima hit con cui il mondo si è accorto di loro, colpisce sin dal primo impatto come le sonorità tipiche anni '70 sappiano ancora trovare il proprio spazio, aiutate da una qualità audio naturalmente migliorata rispetto ad allora, all' interno della musica odierna. Batteria in quattro quarti, riff elementare ma che racchiude le note giuste ed una voce che si prende tutto quello che può. Il leader Josh Kiszka, infatti, con i suoi 18 anni di età e l'estro di chi è nato per questo mestiere, sfodera abilità vocali impressionanti, con uno stile che ricalca certamente quello di Robert Plant, con qualche accenno qua e là ad Andrew Stockdale dei Wolfmother, mantenendo però uno stile ricco di personalità che, dopo qualche ascolto, lo rende riconoscibile. "Safari Song", prima traccia della tracklist e secondo singolo rilasciato al pubblico, potrebbero averla tranquillamente scritta Page & Co.: "Ti ricordi cosa ho detto quando mi sono inginocchiato? Devi darmi il tuo amore, baby, il tuo amore è tutto ciò di cui ho bisogno / Non farmi mendicare ora piccola, non farmi sanguinare / Ti ho dato tutto quello che un uomo poteva dare e tu mi hai abbandonato lo stesso..." Vi ricorda niente? Non che le delusioni amorose siano un' esclusiva di Plant, ma di sicuro lui e Kiszka hanno in comune il modo di implorare l' affetto femminile.

 

Sono azzeccati, questi parallelismi, perchè finalmente è arrivata sul mercato una band che non si fa scrupoli ad appoggiarsi su di una realtà già sentita, già amata e già osannata (e che realtà!), ma, a differenza di tanti altri gruppi che hanno tentato di fare la stessa cosa, loro sono i primi ad esserne in grado, i primi a saper reggere il confronto sviluppando contemporaneamente il proprio percorso autonomo. L'unica traccia dove i riferimenti Zeppeliniani sono veramente tanti, forse eccessivi, è "Flower Power": ritmo cadenzato e chitarra acustica in perfetto stile "Led Zeppelin III", con un finale di tastiere che, se non è un voluto omaggio al riff di "Thank You" da "Led Zeppelin II", si potrebbe tranquillamente considerare un plagio. Estremamente gradevole il tributo a Sam Cooke con una struggente versione di "A Change Is Gonna Come" seguita da una cover di "Meet On The Ledge" dei Fairport Convention dove l'intensità della musica e la giusta interpretazione vocale affondano il coltello nella carne, prima che si torni alla carica per assestare gli ultimi colpi.

 

È alla coppia finale, formata da "Talk On The Street" e "Black Smoke Rising" che viene infatti affidato il messaggio riassuntivo di tutto l' EP: non dimentichiamoci del passato ma guardiamo al futuro. Proprio queste due canzoni danno l' idea del tocco che i Greta Van Fleet sono capaci di dare alle proprie canzoni, oscillando fra il rassicurante e l' innovativo. Si meritano tutta la nostra attenzione, il nostro tempo, il nostro interesse, i Greta Van Fleet.





Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool