Hacride
Back To Where You've Never Been

2013, Indie Recordings
Prog Metal

Recensione di Stefano Torretta - Pubblicata in data: 18/05/13

I francesi Hacride, dopo quattro anni di lontananza dalle scene (il loro ultimo album è stato “Lazarus”, del 2009), tornano a deliziarci nuovamente con questa loro nuova creazione. La formazione, originaria di Poitiers, nel frattempo ha subito importanti cambiamenti: ha abbandonato la precedente etichetta, la Listenable Records, e si è accasata presso la norvegese Indie Recordings; è passata inoltre attraverso la sostituzione di due dei membri storici della band: fuori Olivier Laffond (batteria) e Samuel Bourreau (voce), sostituiti da Florent Marcadet (batteria) e da Luis Roux (voce), che vanno ad affiancare i fondatori Benoist Danneville (basso) e Adrien Grousset (chitarra). L’innesto di questi due nuovi elementi ha sicuramente giovato, soprattutto per quanto riguarda la voce di Roux, molto più versatile di quella di Bourreau, sia nel cantato pulito sia quando si abbandona ad improvvisi e violenti screaming.

Back to Where You've Never Been” prosegue quanto già di buono si era visto con “Lazarus”, e gli Hacride cercano di portare a loro vantaggio i cambi di formazione sfruttando le qualità dei due nuovi componenti, innestandole nel loro stile che alterna violenti blast beat a ritmiche più delicate, riff sognanti e ipnotici a passaggi più monumentali e rocciosi, fino a giungere all’utilizzo di arrangiamenti elettronici dosati per non saturare o snaturare troppo il loro sound.

Da questo punto di vista il disco si presenta molto solido e ben strutturato, con due pezzi strumentali (“Synesthesia” e “To Numb The Pain”) che dividono in tre coppie le altre sei tracce dell’album: “Introversion” si presenta con un lento crescendo che ci introduce degnamente al tipo di sound che gli Hacride svilupperanno nel corso delle successive tracce. “Strive Ever To More” colpisce subito grazie ad un’esplosione di violenza di batteria e chitarra sul quale si innesta la voce di Roux che sapientemente passa da un tono tra i più delicati di tutto il disco al suo consueto screaming. “Overcome” e “Edification Of The Fall” si possono considerare la summa delle caratteristiche salienti degli Hacride, così come “Ghosts Of The Modern World”, dove la batteria si rivela la vera forza propulsiva del pezzo. “Requiem For A Lullaby”, pezzo conclusivo dell’album, si sviluppa tra una prima metà più pacata ed una seconda dove la violenza degli Hacride dirompe in tutta la sua potenza. Per quanto riguarda i due “intermezzi” strumentali, “Synesthesia” ci avvolge con la sua atmosfera eterea per poi abbandonarsi ad un riff più roccioso e marziale ma sicuramente ipnotico. “To Numb The Pain” è forse la traccia più debole del disco, quasi un riempitivo, che, vista anche la breve durata, non lascia ricordo di sé dopo l’ascolto.

Gli Hacride, nonostante tutti i problemi che hanno avuto negli ultimi anni sembrano più decisi che mai a continuare a dire la loro all’interno di una scana, quella francese, in continuo fermento. E questo “Back to Where You've Never Been”, che sancisce, tra l’altro, la consacrazione di un proprio stile dopo l’evoluzione attuata nei primi tre album, è sicuramente il punto di partenza migliore per un percorso di maturazione che potrà far raggiungere ai quattro francesi ottimi risultati.



01. Introversion
02. Strive Ever To More
03. Synesthesia
04. Overcome
05. Edification Of The Fall
06. To Numb The Pain
07. Ghosts Of The Modern World
08. Requiem For A Lullaby

Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool