Esistono (forse) dischi volanti e dischi da volante. Il buon Oliver Hartmann (leggi qui la nostra ultima intervista), voce cara a un'ampia fan base che spazia dal melodic rock al metal, passando per AOR e ovviamente Avantasia, ne ha appena confezionato uno a due anni dal precedente "Shadows & Silhouettes".
Avviata accensione e opener, il tragitto imboccato dal politalentuoso germanico risulta ben aderente all'asfalto. Niente brusche sterzate o sobbalzi stavolta, peccato. La sua carriera solista, concretizzatasi dopo innumerevoli progetti e collaborazioni, culminati con lo scisma dagli At Vance, era positivamente esordita con un irresistibile "Out In The Cold" nel 2005. Lecito quindi aspettarsi pari effervescenza o perfino qualcosa in più dopo 13 anni.
"Hands On The Wheel" invece è un nomen omen. Hartmann si rivela un pilota fin troppo prudente, lungi non solo dal sorpassare ma neanche dal raggiungere il fantasma di quanto già proposto. Il limite della presente release è infatti il livello di familiarità di certe soluzioni sebbene il tutto abbia un carattere a tratti più ruvido della precedente. Incuriosisce comunque il duetto con attacco filo-western "Simple Man", e non potrebbe essere altrimenti visto che il complice all'altro capo del microfono è niente meno che Eric Martin. L'impressione però è che, salvo l'eccezione della doppietta d'avvio e "Last Plane Out", il resto della tracklist scali in terza e lì si resti col cruise control a 49,9 km/h. Non è certo una questione di ritmi, più di mancato mordente. Si segnala in ogni caso il pit stop al tramonto della romantica "Soulmates" a metà chilometraggio che, con la conclusiva e acustica "Heart Of Gold", offre i due spunti più intimi del lotto.
Quanto auguriamo ad Harmann, di cuore, è che la prossima volta si ricordi di togliere il freno a mano prima di partire.