"Firesoul" è un fulgido esempio di come certi generi non passino mai di moda ma anzi, se reinterpretati correttamente con un orecchio che guarda al passato ma include qualcosa di nuovo possa essere veramente di grande qualità. I brani sono ben scritti e ottimamente interpretati, complessi al punto giusto senza sfociare in un improbabile progressive involontario che lascia spiazzati per non dire con l'amaro in bocca. Il disco scorre piacevolissimo per tutta la sua durata (quasi un'ora) e l'orecchiabilità generale dei pezzi è tale che riascoltarlo non è un problema, anzi.
Va detto che la tracklist di quattordici brani fa storcere il naso un pochino, più che altro perchè si ha la sensazione di voler mettere troppa carne al fuoco e che ci siano forse dei brani riempitivi, che stan lì solo ed esclusivamente per allungare il brodo. Già un ascolto molto distratto fa capire che di allungamenti di brodo non ce ne sono. Dei brani effettivi (dodici) nessuno appare sottotono o messo lì solo per far numero, e anche i due brani bonus sono di altissima qualità.
Dalla tracklist di "Firesoul" traspare un estremo senso della melodia, che lavorando in tandem con sezioni ritmiche belle serrate e un vocalist di straordinaria bravura butta fuori un disco catchy, piacevole, dinamico e soprattutto mai noioso, che si riascolta sempre molto, molto volentieri, e di questi tempi è una rarità, quasi una perla unica.
Di fatto, gli Helker dimostrano che l'heavy classico non è morto ma che, al contrario, può dare ancora molto al panorama musicale che di questi tempi sembra saturato da tutte le possibili denominazioni -core che vi vengono in mente. C'è spazio per la melodia, c'è spazio per l'armonia, c'è spazio per voci ben educate alla Dio e alla Barlow e per assoli di chitarra che non puntano solo alla massima velocità raggiungibile, ma allo smuovere certe corde nei nostri cuori, sì veloci, ma soprattutto armonici.
Un ottimo lavoro, consigliato a tutti i fan del genere, e un ottimo modo per conoscere una band di grande talento.