Hellions
Opera Oblivia

2016, Rude Records
Punk

Recensione di Eleonora Muzzi - Pubblicata in data: 31/08/16

Colpo di fulmine.
Per quanto abusata, come espressione, è l'unica che ci viene in mente per descrivere l'impatto che "Opera Oblivia", il terzo album degli australiani Hellions ha avuto su di noi.
Per meglio dire, è stato un viaggio nella memoria, attraverso uno stile di punk che di recente si sente poco, ma che ha ancora il suo degno impatto. Soprattutto su ascoltatori di una certa età.


Ma chi sono gli Hellions? Sono un quintetto australiane che, come detto sopra, sono giunti al terzo lavoro pubblicato. Fanno un punk a metà tra lo skate punk e i Blink 182 dell'ultimo periodo, con nette influenze hardcore. Il tutto condito con un senso della melodia estremamente affinato. Ma la band ha grinta da vendere, per cui è facile ritrovarsi pezzi molto tirati, quasi heavy metal per certi versi, intervallati da ritornelli incredibilmente catchy o addirittura corali.
Un esempio molto chiaro è "Quality Of Life", il secondo brano in tracklist. Viene direttamente dopo la devastante "24", il brano del famoso colpo di fulmine, per cui uno in ascolto dell'album può essere portato a pensare che dopo un pezzo così potente non ci possa essere qualcosa di meglio, ed invece eccola che arriva. Aggressiva al punto giusto, "Quality Of Life" ha però un asso nella manica: un ritornello melodico tutto da cantare a squarciagola. E questo si ripete più e più volte, come in "Lotus Eater", arricchita da rimandi dal sapore folk nella melodia di fondo, o la martellante "Bad Day".


Ma "Opera Oblivia" non è solo chitarra, batteria, basso e voce, c'è anche spazio, sparsi qua e là ma più prominenti sul fondo della tracklist, per pianoforte e quartetto d'archi, alla base di "Nuestra Culpa". E perchè no, c'è spazio anche per una citazione acculturata: all'inizio di "25", ultimo brano in tracklist, viene ripresa la celeberrima sequenza di accordi del Canone in Re di Pachelbel. Subdola, ma se si conosce il brano non è difficile identificarla.


Insomma, "Opera Oblivia" è un disco ricchissimo di sfaccettature e di caratteristiche che lo rendono un ascolto estremamente piacevole. Non è eccessivamente arzigogolato, ma al contrario spesso punta ad un sound molto diretto - per quanto arricchito da piccoli dettagli che fa "gonfiare" il sound - è quasi un disco di puro escapismo ma c'è dell'altro, e non è neanche così difficile da trovare, questo altro. Sta all'ascoltatore godersi questi 36 minuti scarsi di puro godimento.





01. 24
02. Quality Of Life
03. Thresher
04. Lotus Eater
05. He Without Sin I) Halation
06. II) Hells Of The Hand
07. Bad Way
08. Nightliner Rhapsody
09. Nuestra Culpa
10. 25

Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool