Hexvessel
When We Are Death

2016, Century Media
Psychedelic Rock

Recensione di Riccardo Coppola - Pubblicata in data: 25/02/16

Da buon inglese -seppur operante da anni in terre finniche- Mat McNerney sembra aver comprensibilmente avuto una condivisible idea di tornare alle origini, di tornare a forme musicali prettamente britanniche, di rimuovere dalla sua creatura musicale i folkloristici trastulli che l'avevano resa rara e interessante gemma del panorama psichedelico. Così gli Hexvessel, in "When We Are Death", ritrovano il grigio-verde delle foreste soltanto nell'invitante copertina, per vedere -all'atto pratico- la propria proposta ridotta all'essenziale, concreta, sfrigolante e vintage. La qual cosa, in realtà, non sarebbe di per sé un male: l'opener "Transparent Eyeball" scorre godereccia mixando con lodevole incoscienza flow vocali new wave con organetti da Iron Butterfly, condendo le sezioni centrali con scarne schitarrate da metal anni '90 e tastiere che sanno di retrogaming; la ballata e singolo "Cosmic Truth", con il suo incedere dolcemente rassegnato, le sue eleganti armonizzazioni vocali e il suo finissimo gioco di piano e arpeggi acustici, regala quattro sognanti minuti di rapita e romantica catarsi.

Assolutamente lodevole, poi, il filo concettuale che va districandosi traccia dopo traccia, affrontando la tematica della morte con naturalezza (ossia in prima persona, da un io narrante che immagina gli istanti immediatamente prima, durante e immediatamente dopo il proprio decesso) e con un registro che passa dal malinconicamente rassegnato al sereno, dall'atterrito all'assurdamente ironico. Il fatto è che, da poco prima della sua metà, "When We Are Death" si spegne completamente, invischiandosi in una tracklist priva di momenti musicali che sappiano scavare nell'animo dell'ascoltatore come l'impianto testuale richiederebbe. Lo psych-rockabilly di "When I'm Dead" è fin troppo improbabile per essere preso sul serio, e "Drugged Up On The Universe" o "Mushroom Spirit Doors" sono difficilmente considerabili come qualcosa di più di lisergici esercizietti di stile (li si paragoni con estratti dell'ultimo Midlake, capace di toccare le stesse sonorità con ben altra sensibilità). Ancora peggio, le lentissime "Mirrorboy" e "Green Gold" (su cui a rigor di logica dovrebbe ricadere gran parte del peso emotivo dell'album) s'impantanano in un lagnose declamazioni che stonano con la cornice in cui sono inserite, risultando stanche, prolisse, semplicemente noiose.



Ci si ritrova così, al termine, con un album che sembra durare molto più di quanto dovrebbe, che mescola senza convinzione un'enorme quantità di linguaggi padroneggiandoli a dovere in rarissimi casi, che depaupera un passato fatto di incastri fra generi decisamente più audaci e fini. O, per dirlo più quantitativamente, con un paio di brani eccezionali sparsi in mezzo a un tedioso mucchio di mediocri esperimenti psych-rock.





01. 01. Transparent Eyeball
02. Earth Over Us
03. Cosmic Truth
04. When I'm Dead
05. Mirror Boy
06. Drugged Up On The Universe
07. Teeth Of The Mountain
08. Green Gold
09. Mushroom Spirit Doors
10. Hunter's Prayer

Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool