Primo capitolo di quello che sarà, in fin dei conti, un doppio album, "New Empire Vol. 1" rappresenta, per gli Hollywood Undead, il disco di un mutamento globale di cui l'EP del 2018 "Psalms" ne costituiva il seme preparatorio. Via - momentaneamente - le maschere da slasher movie (parte cruciale della loro estetica inquietante), via liriche impregnate di morte e suicidio; ma non solo. La band californiana appesantisce il proprio tipico rap rock con massicce dosi di metalcore, mentre l'elettronica bofonchia sempre più pervasiva e i testi si colorano di accesa politica da strada.
I riferimenti diventano legione: Bring Me The Horizon, Linkin Park, Rage Against The Machine, Snoop Dogg. Una miscela molecolare che sputa sangue dai woofer ed esamina il senso dell'effimero in chiave digitale, fungendo da frankensteiniano laboratorio postmoderno. Un disco figlio dello Zeitgeist, ovvero liquido nell'amalgama, corposo e pompato nella resa, e lucido nell'ampliare lo spettro degli ascoltatori.
Bassi e chitarroni con supplementi sintetici in prima fila, ospiti di grido (Kellin Quinn e Benji Madden), e i cinque membri del gruppo che offrono ciascuno un sostanzioso contributo vocale: una babele di suoni e timbri governati al meglio in tracce futuristiche ed esplosive come "Time Bomb", "Heart Of A Champion", "Already Dead", "Empire", e "Upside Down". Rimandi vintage inesistenti, eccetto qualche residuo hip hop anni '90: i nostri giocano anche con trap e affini, senza dimenticare le vitali ruffianerie radio friendly. Questi gli Hollywood Undead, da prendere o lasciare. In ogni caso tutt'altro che al tramonto.