Candlemass
House Of Doom [EP]

2018, Napalm Records
Doom Metal

Recensione di Giovanni Ausoni - Pubblicata in data: 24/05/18

Ogni qualvolta i Candlemass pubblicano materiale inedito, le diverse mimiche del nostro viso si trasformano in un'espressione di devota attesa: lungi dal voler giudicare un'opera già dall'artwork o dal titolo, nel caso di "House Of Doom" le sensazioni provenienti da una disamina superficiale trovano, tutto sommato, una fedele simmetria al momento dell'ascolto. Due anni fa l'altalenante EP "Death Thy Lover" diede la stura a non poche controversie riguardo la bontà del songwriting del mastermind  storico Leif Edling e l'effettivo valore delle linee vocali di Mats Levén: da un lato lo sbilanciamento del classico stile del gruppo in direzione di un canonico heavy rock ottantiano, dall'altro la perdita dietro il microfono dell'incisiva presenza dell'ex Solitude Aeternus Robert Lowe, non soltanto un semplice ripiego dopo Messiah Marcolin, provocarono un discreto e giustificato numero di mugugni.
 
 
Il mini appena realizzato corregge lievemente il tiro e, benché lontano dai mirabolanti album di un passato oramai remoto, lo stato di salute della longeva band di Stoccolma sembra essere tornato a onesti livelli, con continui richiami alla tradizione maggiormente evidenti rispetto alle impacciate sperimentazioni delle ultime prove in studio: sebbene la vecchia matrice doom riguadagni delle posizioni e la prestazione del singer appaia meno incerta, sono soprattutto gli intrecci armonici della chitarra solista di Lars "Lasse" Johansson a salvare i quattro brani del lotto da un rapido cestinamento. Certo restano delle grosse perplessità, in alcuni frangenti la tentazione di inoculare delle variazioni risulta forzata, l'imitatio dei tetri accenti di "Epicus Doomicus Metallicus" serpeggia minacciosa: tuttavia, quando lo si inserisce nel lettore, il disco non manca di qualche piacevole picco qualitativo.
 
 
La sabbathiana title track, colonna sonora dell'omonimo mobile game, si apre con il rintocco della campana di una chiesa, destando immediate reminiscenze tra gli amanti dei padrini di Birmingham: pesante ed energico, ma al medesimo istante melodico e accessibile, il brano si avvale della malinconica magia dell'organo del session player e live member Per Windberg degli Spiritual Beginners per tingere di atmosfere sinistre una cavalcata anthemica dal groove indiscutibile. "Flowers Of Deception" invece si muove densa e stratificata, disorientante per gli assidui cambi di tempo, eppure ricca di perverse malie: pullulano infatti come funghi cadenze epiche à la "Demon's Gate" e, qualora il timbro del frontman fosse stato caratterizzato dalla teatralità sofferta di Johan Längquist, probabilmente avremmo assistito a una sorta di autoplagio, privo però dei virtuosistici arzigogoli dell'originale e venato invece da tentazioni prog. La ballad acustica "Fortuneteller" riduce i giri della coppia iniziale: un'escursione poco convincente in territori anomali, piuttosto fiacca e scontata, seguita dall'instrumental "Dolls On A Wall", nel quale la rocciosa sezione ritmica in piena luce e la maestria dei fraseggi creano un'atmosfera insieme claustrofobica e dilatata attraverso orbite di rallentamenti e accelerazioni in stile NWOBHM ben calibrate e suggestive.
 
 
Piccolo passo avanti dunque per i Candlemass a paragone dell'anodino lavoro precedente: laddove tecnica e mestiere suppliscono a un'ispirazione non sempre all'altezza, restiamo con una messe confusa di dubbi e certezze circa il prossimo futuro del quintetto. "Niente Di Nuovo Sul Fronte Occidentale": Erich Maria Remarque adotterebbe il nome del suo libro più celebre imbattendosi nei venti minuti di "House Of Doom".

 






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