Nightwish
Human. :||: Nature.

2020, Nucleat Blast
Symphonic Metal

Una maestosa celebrazione della vita e dell'indissolubile legame tra Uomo e Natura.
Recensione di Mattia Schiavone - Pubblicata in data: 09/04/20

Dopo un folle inno all'immaginazione e un album incentrato sulla teoria dell'evoluzione, i Nightwish hanno deciso unire i due estremi e di analizzare la contrapposizione tra Io e Universo. Sono passati ben 5 anni dalla pubblicazione di "Endless Forms Most Beautiful", intervallati anche dalla raccolta celebrativa "Decades" e da due lunghi tour, e in questo periodo Tuomas Holopainen ha avuto tutto il tempo di sviluppare con cura un nuovo concept e soprattutto una "nuova" veste per i Nightwish, dando vita al nono album in studio del sestetto finlandese. Universo, Terra, Uomo e Natura sono solo alcuni degli spunti che hanno portato alla realizzazione di "Human. :||: Nature.", primo doppio album mai pubblicato dalla band.

 

Dal punto di vista prettamente musicale, il lavoro non presenta aspetti rivoluzionari. I marchi di fabbrica dei Signori del symphonic metal sono sempre in bella vista, ma non per questo siamo a secco di novità. Se infatti il primo singolo "Noise" aveva lasciato i fan a bocca asciutta e con una fastidiosa sensazione di déjà vu, possiamo immediatamente rassicurarvi: i brani di "Human. :||: Nature." si discostano dalla produzione più recente della band, andando a inglobare caratteristiche sviluppate nel corso di tutta la carriera e inserendole in brani poco immediati, che necessitano di numerosi ascolti. In gran spolvero nel primo disco, oltre all'ennesima performance da applausi di Floor Jansen, troviamo il riffing abrasivo di Emppu Vuorinen, il cui ruolo torna centrale in diversi brani, mentre è nel secondo disco che l'ego compositivo e musicale di Holopainen prende il sopravvento, mettendo la firma su "All The Works Of Nature Which Adorn The World", suite orchestrale divisa in otto parti.

 

La prima parte inaugura il proprio viaggio alla scoperta dell'Uomo con "Music". La lunga introduzione ripercorre la nascita e lo sviluppo della musica e ci conduce a un luminoso cammino fatto di riff distorti, archi e tanta melodia. Passando per i richiami a elementi già noti presenti in "Noise", la band inizia a fare sul serio con "Shoemaker", pezzo dedicato al padre dell'astrogeologia Eugene Shoemaker, le cui ceneri riposano in parte sulla Luna. I riff martellanti che scandiscono le strofe si aprono nel ritornello melodico, prima di un finale solenne e epico, in cui Floor Jansen brilla di luce propria.

 

L'atmosfera cambia totalmente con il bucolico singolo "Harvest", primo brano cantato interamente da Troy Donockley. A una prima parte acustica, si contrappone il finale pieno di luce e colori, in cui i violini e le pipes duettano con vivacità. Sulla stessa lunghezza d'onda è la ballata "How's The Heart?", che si lascia ricordare per lo splendido ritornello, mentre viene premuto l'acceleratore con "Pan", emblema del puro symphonic metal esplorato per anni dai Nightwish: strofe melodiche, vocalizzi da brividi, riff violenti e cori epici sono gli ingredienti di un pezzo che dal vivo non farà prigionieri. Passando per "Procession", brano in crescendo molto emotivo, "Tribal", scandita da un giro di basso scalpitante, racchiude un'energia primordiale e mostra i Nightwish nella loro componente più dura e selvaggia, privandoli quasi interamente delle orchestrazioni. La chiusura del primo disco è affidato alla maestosa "Endlessness", nella quale possiamo finalmente goderci la voce di Marco Hietala.

 

Le otto tracce strumentali che vanno a comporre il secondo disco, introdotte dalle magnifiche parole di Lord Byron, vanno invece a descrivere la Natura incontaminata e mutano continuamente forma, in un turbinio di emozioni. Le sezioni minacciose di "The Blue" descrivono l'oceano in tempesta, mentre i lievi archi di "The Green" e "Moors" dipingono paesaggi bucolici, prima che la tempesta sonora ed emozionale di "Aurorae" ci conduca prima all'epoca dell'Uomo ("Anthropocene") e in conclusione, verso l'Universo stellato, con le parole di Carl Sagan che risuonano nel finale di "Ad Astra".

 

"Look again at that dot. That's here. That's home. That's us."

 

I Nightwish riprendono il loro percorso musicale con una maestosa celebrazione della vita e dell'indissolubile legame tra Uomo e Natura. Un album studiato in ogni dettaglio dal proprio regista e riuscito sotto più punti di vista. Il lavoro è infatti frutto di una band coesa, che si esprime al meglio su territori già consolidati. Con "Human. :||: Nature.", il sestetto non sorprende, ma riesce comunque a mettere la firma su un album, interessante, godibile e dalla produzione semplicemente perfetta. Sarà pur vero che nel 2020 il symphonic metal non abbia più molto da dire in termini di novità e impatto, ma quello che certamente non si può imputare ai Nightwish è l'incapacità di presentarsi ogni volta con composizioni di alto livello.





Disc 1:

 

01. Music
02. Noise
03. Shoemaker
04. Harvest
05. Pan
06. How’s The Heart?
07. Procession
08. Tribal
09. Endlessness

 

Disc 2 - All The Works Of Nature Which Adorn The World:

 

01. Vista
02. The Blue
03. The Green
04. Moors
05. Aurorae
06. Quiet As The Snow
07. Anthropocene (incl. “Hurrian Hymn To Nikkal”)
08. Ad Astra

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