Tankard
Hymns For The Drunk

2018, AFM Records
Thrash Metal

In alto i boccali per il "The Best Of..." di una delle thrash metal band a più alta gradazione alcolica in circolazione
Recensione di Matteo Poli - Pubblicata in data: 13/01/18

Alzi la mano borchiata chi nella propria vita di metallaro non ha mai ascoltato, se pure per sbaglio, se pure per forza, se pure en passant almeno un pezzo dei Tankard. Come tutti più o meno abbiamo bevuto una birra nella vita. No, non sono famosi e amati come i Kreator, anche se appartengono tradizionalmente ai Big Teutonic Four del thrash metal (insieme a DestructionSodom e, appunto, Kreator). No, non hanno venduto milioni di dischi come i Metallica o i colleghi statunitensi, anche se figurano regolarmente nelle classifiche tedesche ad ogni nuova uscita, per cui - come capita a tanti - sono costretti a condurre in parallelo la loro carriera musicale con una vita lavorativa normale per sbarcare il lunario. E no, probabilmente non lasceranno mai la loro impronta su Hollywood Ending o il loro nome nella Rock And Roll Hall Of Fame, ma ciò non toglie che i Tankard abbiano saputo ritagliarsi nei decenni (sono in circolazione dal lontano 1982, quando decisero di formare una band sui banchi di scuola) una nicchia di assoluto rispetto nel cuore e nelle orecchie di ogni metalfan. Ricordiamo che sono l'unica metalband ad avere dedicato praticamente tutta la carriera a tre temi ricorrenti: la fantascienza, la satira politica e, soprattutto, la birra.
Si autodefinirono una band di "Alcoholic Metal", titolo di una loro mitica demotape, sin da quando si esibirono dal vivo per la prima volta ad una festa della scuola, con birre nascoste nei cartoni del latte. La loro ricetta è rimasta inalterata nel tempo: malto, luppolo, sparatissimo speed thrash, testi che oscillano tra il satirico e il demenziale e una grande carica energetica live.


A maggior ragione giunge gradita "Hymns For The Drunk", una raccolta antologica che intende dar conto dei momenti più significativi della loro ultratrentennale e mai interrotta carriera, in quanto - a differenza di altre band - i Tankard non si sono mai sciolti e riformati, ma hanno sempre tirato dritto tra defezioni (la prima fu l'abbandono per problemi di salute del fondatore chitarrista Alex Katzmann nel 1992) e cambi di line-up (ultimo arrivo, il chitarrista Andrea Gutjihar nel 1998) mentre intorno a loro il mondo della musica suonata veniva scosso da capo a piedi. Ebbene, questo "The Best Of..." viene a ricordarci che la band è ancora alive and kicking e, giusto meno di un anno fa, avevamo apprezzato il loro ultimo disco in studio "One Foot in The Grave". Come da tradizione, sempre spiritosa la cover che ritrae l'eroe della band: il monaco sbronzo Gambrinus, mitico inventore della birra e ricorrente sulle cover dei loro album; una didascalia ci avverte: Alcohol: 6, 66%. Ottima gradazione.


Compaiono naturalmente i classici inossidabili e più amati dai fan come "Zombie Attack" (brano che ne decretò la notorietà) e "(Empty) Tankard", vero e proprio inno della band, risalenti all'album d'esordio "Zombie Attack" (1985). Compare "Morning After" dall'omonimo e fortunato album del 1988; bypassati del tutto, invece, gli album degli anni '90 con Andy Bulgaropulos alla chitarra, come "Two Faced" e "Stone Cold Sober", "The Tankard" e "Disco Destryer"; scelta comprensibile, non sono tra i lavori più brillanti, ma forse un po' estrema per una raccolta antologica. Giustamente ignorato, secondo noi, il pessimo "King Of Beer" del 2000. Con tutta evidenza, i Tankard hanno voluto valorizzare soprattutto la loro produzione del 21esimo secolo: "Rectifier", "Need Money For Beer" e "New Liver, Please!" da "B-Day" (2002); "Die With A Beer In Your Hand", "Slipping From Reality" e "We're Coming Back" da "Beast Of Bourbon" (2004); "We Still Drink The Old Ways", "Beauty And The Beast" e "Metaltometal" da "The Beauty And The Beer" (2006), "Octane Warriors" e "Stay Thirsty!" da "Thirst" del 2008, "Time Warp" e "Rules For Fools" da "Vol(l)lume 14" del 2010.


Alcune perplessità: perchè, se pur citata sulla cover, non compare "Space Beer", la loro prima hit nelle classifiche tedesche nel 1990? E come mai un gran bel disco come il concept "Chemical Invasion", uno dei capolavori della band, non è rappresentato nella raccolta se non nel medley della traccia 13 (in cui fa capolino anche la strepitosa "Mon Cheri" originariamente uno sparatissimo speed thrash di 47 secondi con testo superomantico)? E ancora: se volevano valorizzare il presente, perchè nessun brano da "R.I.B." e "A Girl Called Cerveza", tra gli ultimi lavori? Mistero grande.


Detto ciò, non possiamo che augurarci che questa raccolta consolidi la fama della band e, magari, arruoli qualche nuovo seguace. In alto i calici e ricordate che se ci sono i Tankard ad arroventare il palco, c'è un unica parola d'ordine: da bere, per favore!





01. Rectifier
02. Need Money For Beer
03. New Liver, Please!
04. Slipping From Reality
05. Die With A Beer In Your Hand
06. We're Coming Back
07. We Still Drink The Old Ways
08. The Beauty And The Beast
09. Metaltometal
10. Zombie Attack
11. (Empty) Tankard
12. The Morning After
13. Medley (Alcohol, Puke, Mon Cheri, Wonderful Life)
14. Octane Warriors
15. Stay Thirsty!
16. Time Warp
17. Rules For Fools

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