Iced Earth
Night Of The Stormrider

1991, Century Media
Heavy Metal

Recensione di Federico Mainardi - Pubblicata in data: 01/02/14

Nominare gli Iced Earth, oggi, implica portare alla mente due dischi di assoluto pregio quali “The Dark Saga” e “Something Wicked This Way Comes”, giustamente premiati dalle vendite e dallo status acquisito nel cuore dei fans. E tuttavia gli estimatori di più lunga data non potranno sottrarsi ad un moto di emozione alla menzione dell’altro capolavoro della band, quel “Night Of The Stormrider” che la consacrò e che, in termine di vendite, bissa tuttora “The Dark Saga”.

 

Frutto dell’entusiasmo e della determinazione dell’instancabile Jon Schaffer, “Night Of The Stormrider” vide la luce nel 1991, ad un anno esatto dal lancio sul mercato del buon "Iced Earth". La giovane e promettente band era rientrata negli States dopo il suo primo tour europeo a supporto dei Blind Guardian (all’immediata chimica instauratasi tra Schaffer ed Hansi Kürsch risalgono i prodromi del  progetto Demons & Wizards, concretizzatosi molti anni dopo): il fervore scaturito dalla calda accoglienza dei fans teutonici e la personale crescita del carismatico Schaffer come compositore seppero fare del nuovo album un’opera speciale. Proseguendo ed affinando il discorso già intrapreso col disco d’esordio, gli Iced Earth riuscirono a trasportare le ritmiche di matrice thrash in un contesto fortemente atmosferico, mutandone forse l’indole, ma salvandole di fatto dalla quasi estinzione che di lì a poco avrebbe tacitato il genere, dopo il canto del cigno rappresentato da dischi eccelsi quali “Rust In Peace” dei Megadeth, “Twisted Into Form” dei Forbidden e “Time Does Not Heal” dei Dark Angel (tutti datati 1990/1991). Sulla scena europea soltanto i longevi e ben più ruvidi Grave Digger riuscirono a fare qualcosa di simile, preservando i riff taglienti del rude thrash teutonico in un quadro epico, senza tuttavia raggiungere l’effettiva qualità fino al celebre “Tunes Of War” del 1996. La qualità di “Night Of The Stormrider”, invece, è indiscutibile: dalla prima, maestosa traccia “Angels Holocaust” (che sul mercato giapponese godette addirittura di una regolare rotazione in radio) fino alla superba e conclusiva “Travel In Stygian”, non una nota è fuori posto, non un solo calo di tono insidia l’ascoltatore. Gli Iced Earth dimostrano qui l’invidiabile dote che li connoterà per i loro primi quindici anni di vita: la capacità, cioè, di coinvolgere totalmente l’ascoltatore conducendolo tra visioni struggenti e demoniache, travolgendolo con le intense emozioni veicolate dal complesso tessuto musicale, ora roccioso ora melodico, per lasciarlo infine avvinto e desideroso di ripetere al più presto il viaggio sonoro. Se nei succitati “The Dark Saga” e “Something Wicked” una parte non trascurabile di questo coinvolgimento sarà da accreditare all’espressività vocale di Matthew Barlow, in “Night Of The Stormrider”, precedente all’entrata nel gruppo del bravo singer, essa è merito esclusivo della penna di Jon Schaffer (è un fatto che la voce di John Greely, secondo cantante della band, non regge il confronto con quella del dotatissimo Barlow; è altrettanto vero che, pur non brillando, adempie perfettamente al suo lavoro).

 

Tra cavalcate spaccatendini (non si ribadirà mai abbastanza la precisione di Schaffer come chitarrista ritmico, senza la quale il sound degli Iced Earth non sarebbe lo stesso) e arpeggi pregni d’atmosfera, “Night Of The Stormrider” è un gioiello di intensità e dinamismo, il perfetto ibrido tra potenza e complessità evocativa - cui la nitida rimasterizzazione del 2002 rende, finalmente, giustizia. Da ascoltare e riascoltare, e riascoltare ancora...





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