I Kalevala hms si sono fatti attendere. Possiamo infatti contare ben otto anni dal precedente studio album "There and Back Again" e sei dal doppio live "Tuoni, Baleni, Fulmini". Un tempo che è servito al gruppo per trovare nuove ispirazioni in percorsi mai banali, su strade originali che i Kalevala hms hanno da sempre percorso. Strade non prive di ostacoli, che in questi anni trascorsi sono rappresentati anche da due cambi di formazione. I Kalevala hms sono sempre stati un gruppo che ha racchiuso in sé numerosi riferimenti, attingendo idee e ispirazione da ogni tempo e ogni luogo, dal rock anni '70, all'heavy metal, fino al cantautorato e al folk, andando a intrecciare tessuti sonori di indubbia qualità e di deciso interesse per la loro intrinseca originalità. La nuova fatica "If We Only Had a Brain", registrato a maggio 2019, fortifica questa loro visione unica della musica, un disco particolarmente corposo composto da ben 15 tracce, di cui 4 sono cover profondamente ri-arrangiate, alle quali è stata conferita una forte impronta personale, come è nello spirito della band. Ancora una volta assistiamo a un incontro tra testo e musica che porta a creare qualcosa di inscindibile, e che permette a chi ascolta di perdersi in un viaggio a volte poetico, a volte astruso e più complesso, riflettendo a suon di noite sulle tematiche più varie.
Un vero e proprio tourbillon sonoro che inizia con una doppietta capace di mettere in chiaro alcune delle ascendenze musicali dell'ensemble nostrano: oltre all'umorismo neanche troppo sotterraneo che ne permea le liriche, tra le intercapedini entusiastiche di "Song To Sing In Case Of Armageddon" e "Victory Is For Suckers", ritroviamo le due anime dei Jethro Trull, quella squisitamente folk nella prima traccia, quella progressive tutta violini e flauto nella seconda. Con la marcetta "Dumbo Alla Parata Nera" viene rielaborata una canzone presente nella soundtrack dell'omonimo film d'animazione targato Walt Disney, aggiungendovi un ironico testo di stampo antifascista; e se la teatrale "Micky Finn" chiama in causa i vecchi The Pogues e la title track, rifacimento di una canzone tratta dalla pellicola del 1939 "Il Mago Di Oz", mostra il lato più irriverente e giocoso dei Kalevala hms, "Cyberkampf" segue linee melodiche poco convenzionali, trasmettendo un generale senso di inquietudine.
È, invece, la preponderante partecipazione del Coro Dei Malfattori, presente anche altrove nel lotto, a marchiare a fuoco "Die Moorsoldaten", brano simbolo della Resistenza contro il regime hitleriano, composto nel 1933 e cantata in tre lingue diverse (italiano, francese e tedesco): una serietà malinconica spazzata via dal trittico "Root Radioed", "Medusa", "No Cheese=Blue Cheese", nel quale si intrecciano, rispettivamente Irish rock, gorgheggi operistici e magnetismi fluo anni '80. Dopo lo strambo semistrumentale "For The Old Word", la versione di "Elettrochoc" dei Matia Bazar non fa rimpiangere l'originale con le sue sinuose movenze dark-electro, mentre le polifonie vocali transalpine di "Les Peintres", le suggestioni di frontiera à la Wall Of Voodoo di "Principessa" e l'afflato epico di "Tribù", chiudono a dovere un lavoro corposo e caleidoscopico.
Difficile non farsi trascinare da questo vortice, difficile non lasciarsi affascinare da questo mix di stili, da una musica prorompente, vissuta e pulsante, da storie ispirate e profonde. Testo e musica, riflessioni e note che toccano l'animo così come la mente.