I colpi di scena sono da sempre all'ordine del giorno, e se il predecessore ci aveva mostrato tutta la cupezza e il caos del suo concept a suon di ruvide cavalcate tipicamente black metal, "Pharos" si presenta come un fascio di luce a squarciare l'oscurità, in perfetta armonia con la scelta artistica della copertina. Non è infatti una luce abbagliante quella che lasciamo entrare nei primi minuti di "Losing Altitude", ma non possiamo che notare da subito il cambio di passo. In un clima di fondo certamente malinconico e riflessivo si fanno strada scelte più melodiche, a partire dalla voce stessa di Tveitan, pulita e diretta, accompagnata attraverso un ritornello dal coinvolgimento immediato attraverso chitarre più raffinate, componenti elettroniche e addirittura archi a rafforzare il climax epico nel finale. La batteria a cura di Tobias Solbakk ha un ruolo centrale e ci guida anche attraverso "Spectre At The Feast", dove le chitarre trasformano il sound in qualcosa di decisamente più affine ad un hard rock melodico tipicamente scandinavo. I ritornelli suonano qui forse un po' banali e comunque troppo distaccati dall'elegante ricercatezza delle restanti tracce, facendo sembrare questo brano a tratti fuori posto.
La title-track, al centro della release, è il pezzo chiave dell'EP. Le sue inquiete tinte notturne e la narrazione tematica ci raccontano di come sia sempre possibile far emergere la luce anche dai momenti più bui. Tra i lenti e riflessivi tocchi del piano e gli impetuosi intermezzi orchestrali, si fa largo infatti la pacifica realizzazione attraverso spensierate terzine e accordi in levare.
"Pharos" trova spazio anche per due cover, inserite benissimo nel contesto del disco seppur mantenute assolutamente fedeli alle originali. In "Roads", celeberrimo brano dei Portishead, Ihsahn è abile nel ricreare il gioco di volumi che è alla base dell'atmosfera di tutta la traccia, nonché a proporre un ottimo falsetto che non sfigura al cospetto dell'originale interpretazione di Beth Gibbons. "Manhattan Skyline", patriottica cover dei norvegesi A-ha, è impreziosita dalla voce di Einar Solberg (talentuoso vocalist dei Leprous), perfettamente congeniale ad una riproposizione ancora una volta non stravolta.
"Pharos" è senza dubbio una degnissima conclusione del capitolo aperto ad inizio anno con "Telemark". Un disco sicuramente più accessibile e variegato, che dimostra ancora una volta una grande versatilità e una grande ricerca nella composizione musicale di un artista davvero completo.