ILSA
Preyer

2020, Relapse Records
Doom metal

Recensione di Isadora Troiano - Pubblicata in data: 23/11/20

In un anno come il 2020, non è facile per le band mettersi sotto, spesso non potendosi neanche riunire fisicamente, e scrivere nuova musica, alla luce dell’attuale situazione del mercato discografico. Ma evidentemente, per gli statunitensi ILSA quest'anno non è stato uno spiacevole momento di stallo, ma anzi una spinta per focalizzarsi solo sulla propria musica e creare un piccolo gioiellino. "Preyer" è un full-length di quelli che restano ben saldi come pietra miliare della carriera di una band: 11 tracce che mescolano doom, sludge e tratti di death per raccontare l’agghiacciante storia di Sean Sellers, uno dei pochi serial killer americani ad aver agito prima della maggiore età e ad aver, per questo, subito la pena di morte a soli 29 anni. La particolarità, se così si può definire, di questo serial killer, forse sconosciuto ai più, è la sua redenzione al cristianesimo in carcere e i suoi numerosi appelli ai vari organi governativi preposti in cui affermava di aver compiuto gli omicidi sotto l’effetto di una “possessione demoniaca”. Ciò causò all’epoca dei fatti un forte consenso dell’opinione pubblica più conservatrice e cristiana della società americana, che avvallava la sua “difesa”, tanto più che il giovane omicida sosteneva di essere stato influenzato da letture e pratiche sataniste, in un momento storico, gli anni '80/'90, in cui il cosiddetto “satanic panic” era fortemente diffuso e colpiva spesso il mondo della cultura, in particolare della letteratura e della musica. Questi elementi non riuscirono a salvare l’uomo dall’iniezione letale, ma fu sconvolgente, in un’epoca di progresso scientifico e di modernità, sentir parlare di possessione demoniaca come causa di una scia di sangue e omicidi da parte di un ragazzo di 17 anni.
 
Forti di questa vicenda, gli ILSA sfornano un concept album dalle tinte fosche, che ripercorre questa incredibile storia fatta di violenza e morte, con una forte critica a una società che si perde nelle ipocrisie e nei fanatismi della religione, invece di guardare in faccia la realtà della malattia mentale, del disordine e del caos delle nuove generazioni. Il riff cadenzato della prima traccia "Epigraph", corredata di un lungo pezzo parlato, apre le danze di questo viaggio nel buio, con chitarre pesanti come macigni e una sezione ritmica che scava tunnel profondi e tetri. Da qui si può solo scendere nelle profondità del baratro con la più melanconica e melodica, si fa per dire, "Poor Devil" e nello sludge più ritmato della seguente "Moonflower". Il singolo "Shibboleth" spinge maggiormente sull’acceleratore e ricorda a tratti i Mastodon dell’epoca “Leviathan”, complici linee vocali graffianti e ricche di sfumature alla Scott Kelly. Con la successiva "Mother Of God" il doom più funereo torna protagonista, in una lenta marcia funebre accompagnata da una parte vocale mesta ed incalzante. Tornano i temi chiave del disco, il fanatismo religioso estremo che porta a una visione distorta della realtà e che sfocia in un’indicibile violenza, come anche l’incapacità di accettare il male della natura umana e il tentativo irrazionale di collegarlo a un qualche piano demoniaco e soprannaturale, ampiamente rilanciato dai media sensazionalistici, evocati nel brano seguente, appunto intitolato "Scavengers". La title track “Preyers” e i pezzi successivi come “Behind The Veil” e “The Square Colliseum” descrivono la parabola discendente di Sean Sellers verso il tragico epilogo della sua breve vita: la voce si fa, se possibile, ancora più cupa così come la sezione ritmica, mentre le chitarre si rincorrono in riff sempre più opprimenti e intrecciati, quasi a simboleggiare la fine sempre più vicina.
 
"Preyer" è un album dai temi importanti, sicuramente spunto di riflessione per chi ama il genere, non solo musicale. Per gli ILSA si tratta di un ritorno sulle scene dopo due anni dall’ultimo lavoro, e sicuramente un disco importante, musicalmente completo e maturo, che segna un punto focale nella carriera della band di Washington DC.




01. Epigraph
02. Poor Devil
03. Moonflower
04. Shibboleth
05. Mother of God
06. Scavengers
07. Widdershins
08. Preyer
09. Lady Diamond
10. Behind the Veil
11. The Square Coliseum

Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool