C'è un momento per chiedere e uno per interpretare. Nel mezzo, si svolge l'opera. Quella che ogni volta è diversa, che è per forza metamorfosi. E come potrebbe essere altrimenti, se gli interpreti sono gli Imagine Dragons, fautori di visioni notturne, immagini fumose che si rispecchiano le une sulle altre, e ora perfezionisti accondiscendenti del loro stesso vagare?
"Oh I'm alkaline, I'm always keeping to the basics
I'm overboard, I'm self-destructive
And self-important, and I'm anxious, oh I'm self-assured
I'm nervous, and I'm pacing".
C'è un momento per decidere di non fermarsi mai, e uno da custodire per poter tornare a casa. Perché di vagare è ricco "Evolve", concepito in un momento diametralmente opposto a "Smoke + Mirrors": nella tranquillità delle proprie dimore, gli Imagine Dragons finalmente respirano, registrano una quiete che quasi soffoca l'impeto di un precedente album confezionato durante un lungo tour, e trovano una dimensione che si scosta da ogni superstrada Rock precedentemente battuta, andando a tentare l'off-road tra i più dolci pendii che Interscope ha già preparato per loro.
Va a indagare sulle origini dell'immaginazione, alle radici dei miti, indagare i momenti - non si esclude che non appartengano anche al presente - in cui gli esseri umani hanno bisogno dei draghi per poter volare, l'evoluzione della formazione del Nevada. Una crescita dell'individuo in armonia con la natura - ricorrenti in ogni brano i riferimenti ai più semplici elementi del creato - che nella natura stessa ritrova la propria individualità.
"Oh the mouth of the river
And the wrath of the giver
With the hands of a sinner".
C'è un momento per riflettere e uno per agire d'impulso. Egoista, docile, a tratti introverso, esplosivo a sorpresa: il terzo album degli Imagine Dragons è il più realistico mai realizzato. Finalmente Dan Reynolds e soci parlano di cose vere, che si possono toccare, scagliare contro gli altri, proteggere, consegnare alla corrente di un fiume.