White Wizzard
Infernal Overdrive

2018, M-Theory Audio
Heavy Metal

Tornano alla carica gli White Wizzard con un album che trasuda tecnica, gusto e un'attitudine classic metal che farà drizzare i capelli dalla gioia ad ogni true defender
Recensione di Matteo Poli - Pubblicata in data: 13/01/18

Massima stima per gli White Wizzard. Li avevamo lasciati qualche anno fa alle prese con problemi di line-up e dubbi sul futuro, nonostante l'ottimo "The Devil's Cut" che, dopo un paio di album passati per lo più inosservati, li aveva definitivamente collocati tra le proposte più interessanti nel panorama del fiammante ritorno all'heavy classico che caratterizza questi ultimi tempi.


Losangelino d.o.c., il bassista e leader Jon Leon ha deciso di richiamare tra le fila della band i membri originari Wyatt Anderson (voce) e James J. LaRue (chitarra), oltre ad aver firmato un nuovo contratto discografico con la M - Theory Audio (i primi due lavori della band erano autoprodotti); forti del nuovo inizio, gli White Wizzard hanno deciso di riprendere il discorso musicale esattamente da dove era stato lasciato: se " The Devil's Cut" è una dichiarazione d'amore all'heavy/power/glam anni '80, quest'ultimo "Infernal Overdrive" è un monumento al classic metal attraversato da influenze Seventies e punteggiato da precisi "omaggi" ai grandi capolavori del passato. Se di manierismo si tratta, siamo ai massimi livelli. Il disco è prodotto da Ralph Patlan (Megadeth, UFO, Flotsam & Jetsam) e la sua pubblicazione è stata preceduta da un minitour inglese, anticipazione del più articolato European Tour che impegnerà la band sino alla primavera. A riprova del grande legame tra gli W.W. ed i suoi fans, uno di loro è l'autore della cover del disco.


Dato l'approccio da defenders che li caratterizza sin dagli esordi, tra i brani del loro nuovo album si possono distinguere due diverse strategie: gli omaggi ai classici e i brani W.W. al 100%. Apre le danze la title track, in cui si dispiega immediatamente la grande padronanza tecnica della combo americana; la si direbbe quasi una prog metal band, a giudicare dai virtuosismi e dalla complessità architettonica dei brani, non fosse per l'attitudine decisamente heavy che allontana il sound della band dal prog e lo rende al contempo personale, merito - tra gli altri - della bella pretazione del vocalist. "Infernal Overdrive", come si diceva, è un lungo e strutturato omaggio ai Judas Priest di "Painkiller", brano evocato a più riprese nella struttura e nei singoli passaggi. Judas che tornano nel finale dell'album, gli ultimi due minuti di "The Illusion's Tears" richiamano le dinamiche di "Ram It Down". Analogamente, gli Iron Maiden sono omaggiati ripetutamente nel disco, a partire da "Voyage Of The Wolf Raiders" che riprende ed espande il modello di "Hallowed Be Thy Name" ibridandolo con "Flight Of Icarus" e "To Tame A Land" (ascoltare per credere), passando per "Pretty May" sino a "Storm The Shores", che nelle twin guitars evoca tante cavalcate maideniane. "Cocoon" invece sembra parafrasare il classico di Dio "Holy Diver". Si parla di "omaggi" e non di vere proprie citazioni, e tantomeno plagi. La band infatti possiede una peculiare capacità di rilettura, che evoca senza davvero citare, modificando sottilmente le armonie, complicando e dilatando gli arrangiamenti, in modo da rendere l'operazione interessante e senza che incomba il "già sentito".


Alla seconda categoria appartengono brani che, se pur colmi di echi e della lezione di grandi metal band statunitensi del secolo scorso, tra tutti Metal Church, Queensryche e Savatage, sono meno facilmente inquadrabili nel gioco delle citazioni e che abbiamo definito al 100% W.W: parliamo di "Metamorphosis" (forse il brano più prog del disco, se così si può dire), della strepitosa "Critical Mass" (quasi thrash, molto prog, con almeno 8 cambi, che ironizza sul sussiego di certi critici, e dove il cantante tocca l'apice dei suoi virtuosistici acuti), dell'epica "Chasing Dragons": tutti i brani in cui la personalità della band emerge prepotente, senza per questo spostarsi di un millimetro da una proposta che più classica non si potrebbe. Niente a che vedere con l'epic, il power, lo speed, il symphonic metal; la band guarda molto più indietro, ma con un gusto che - come dicevamo sopra - pone con arroganza gli White Wizzard tra i capifila del Rinascimento classic metal degli ultimi anni. Album quasi didattico. Da ascoltare e ascoltare.





1. Infernal Overdrive
2. Storm The Shores
3. Pretty May
4. Chasing Dragons
5. Voyage Of The Wolf Raiders
6. Critical Mass
7. Cocoon
8. Metamorphosis
9. The Illusion's Tears

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