King Gizzard & The Lizard Wizard
Infest The Rats' Nest

2019, Flightless Records
Metal

Così finalmente è accaduto. I King Gizzard & The Lizard Wizard danno alle stampe il loro primo lavoro 100% heavy metal. Anzi thrash. Anzi chissà. E, come di consueto, fanno faville.
Recensione di Matteo Poli - Pubblicata in data: 26/08/19

Quando si è appreso a fine luglio dal sito della band che i King Gizzard & The Lizard Wizard avrebbero pubblicato il secondo album in studio del 2019, i fan storici non hanno affatto trasecolato. Certo, era aprile quando la band pubblicava "Fishing For Fishies" col suo blues psichedelico non privo di incursioni elettroniche, e quando dico "suo", intendo del platter, non della band. Perché nel corso degli anni i rockers australiani si sono dimostrati una delle realtà musicali più imprevedibili, curiose e coraggiose in circolazione. Non che prolifiche: 15 album in studio dal 2012 ad oggi, di cui 5 solo nel 2017. Per cui è chiaro che chi li conosce non si scompone di fronte a due uscite nello stesso anno. A tratti si è portati a convincersi che i suoi membri vivano una sorta di esperienza rallentata del tempo di noi comuni mortali, o che dispongano di apparecchiature che dilatino la giornata a 48 ore, o che abbiano trafugato la Delorean di Back To The Future. Come fanno ad essere così rapidi? Molti li odiano proprio perché li ritengono inutilmente prolissi, quasi scopiazzassero a destra e a manca senza discernimento, solo per il gusto di far uscire n dischi all'anno ed entrare nel guiness. Ma si tratta di critici che evidentemente ignorano la differenza tra stile (di una band) e genere (di un album), oltre che tra la tradizione compositiva free della jam (da cui derivano tanto la psichedelia quanto il prog) e la classica forma-canzone, e si pensano che i musicisti "seri" oggigiorno scrivano ancora tutto a spartito come ai tempi di Mahler, o che ultratecnica equivalga a stile. Più realisticamente, la band ha maturato negli anni un'incredibile capacità di trasformare le proprie improvvisazioni in un torrente di nuova musica sempre in piena, a cui i singoli album fanno fragile diga, con una versatilità ed una sensibilità che si stenta a trovare in veterani ben più navigati di loro. Ma d'altra parte, anche i Phish - altra band che ha fatto della jam session un'arte e la matrice del proprio stile - furono sempre duramente criticati dalla stampa filistea. 


Non meraviglia dunque che, nell'ultimissimo Infest The Rats' Nest, i nostri eroi abbiano deciso di sporcarsi un po' le mani con l'heavy metal; genere da loro già costeggiato e corteggiato in varie forme, dalle fughe forsennate ed elettriche del fortunato "Nonagon Infinity", alle atmosfere cupe di "Murder of The Universe", fino all'incipiente rock stoner di alcuni brani di "Gumboot Soup". I King Gizzard non cambiano però genere in modo rapsodico, con contrasti a tinte forti e l'intento spesso parodico del crossover; al contrario, ordinano il materiale eterogeneo delle jam in album fortemente tematici, spesso veri concept, ognuno riconducibile a matrici ben riconoscibili, ma di cui la band sa appropiarsi con gusto, classe, entusiasmo ed un pizzico di ingenuità che non guasta. Infest The Rats' Nest è un disco che più metal non si potrebbe e che, allo stesso tempo, prende risolutamente le distanze da quasi tutto ciò che oggi occupa le classifiche di genere. Da un lato, infatti, la band propone la propria rilettura di stilemi classicissimi come l'uptempo spaccatutto ("Planet B", che è un atto di accusa alle distruzioni naturali operate dall'uomo a ritmo sempre più forsennato, "Organ Farmer", "Venusian 1 & 2" tutte innervate di rimandi al thrash delle origini, ai primi Voivod e allo stile solista di Piggy, la conclusiva e quasi slayeristica "Hell"), la cavalcata bluesy ("Mars For the Rich" che ironizza sul progetto di Elon Musk, tychoon del colosso Pay Pal, di portare entro dieci anni uomini - ovviamente facoltosi come lui - su Marte) e il downtempo al limite del doom ("Superbug" gronda di atmosfere sabbathiane già rilette attraverso lo stoner rock).


Dall'altro lato, i King Gizzard compiono la scelta fortemente inattuale (ma non anacronistica) di guardare ad un sound germinale dalla resa "flat" prossima allla ruvidezza della "presa diretta" - lontana dalle iperproduzioni metal odierne che tendono a levigare, smussare, arrotondare e comprimere il suono - fortemente legato allo space rock nella sua versione più agguerrita (gli Hawkwind), il tutto coronato da un cantato sporco e saturo che sembra arrivare dritto dritto da "Dopethrone" degli Electric Wizard. Non si tratta dunque di un'operazione nostalgica, rischio che la band sembra correre spesso senza mai davvero indulgervi, ma di delicato innesto anche grazie ad un uso sapiente e spesso dissimulato di tempi complessi che stravolgono i modelli di riferimento. Prendiamo "Self - Immolate" che procede su una doppia cassa continua e furibonda di pura marca thrash, ma i cui break e spostamenti di tempo ed accento nei riff e nel cantato, rendono straniata. Questa variabilità di accenti fa netto contrasto con la monotonia armonica - così insolita per i King Gizzard, già esploratori delle microtonalità, da non poter essere che voluta - , nel senso che i brani ruotano attorno ad una ed una sola tonica di riferimento, con effetto fortemente claustrofobico. La sensazione è che, nelle loro mani, il metal divenga un sottogenere o bad trip della psichedelia, un po' come Borges scriveva che la teologia può essere considerata una branca della letteratura fantastica. Si potrebbe accostare questo riuscito esempio di incursione non autorizzata ad un illustre fallimento del recente passato che va nella stessa direzione: "Orion" di Ryan Adams del 2010, salutato all'epoca come "capolavoro", ed oggi perlopiù dimenticato. "Infest The Rats' Nest" non pretende forse gli allori del masterpiece, certo è un lavoro fresco e frizzante per una combo che, per chi ha orecchie, non smette di meravigliare. Il 15 ottobre sarà in Italia per un unica data milanese, ghiotta occasione per i neofiti.





1. Planet B
2. Mars For The Rich
3. Organ Farmer
4. Superbug
5. Venusian 1
6. Perihelion
7. Venusian 2
8. Self - Immolate
9. Hell

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