Inglorious
Ride To Nowhere

2019, Frontiers Music
Hard Rock

Tra cambi di formazione e brusche virate, ecco cosa possiamo aspettarci dal futuro degli Inglorious.
Recensione di Marilena Ferranti - Pubblicata in data: 25/01/19

Inglorious II aveva discretamente pavimentato la strada verso il successo di una band che si è guadagnata in pochissimi anni un posto di tutto rispetto nell'Olimpo del rock. Questo "Ride to Nowhere" arriva in un momento senza dubbio critico e di grandi cambiamenti per questa formazione che ha perso più di metà della line up originale in un sol colpo lo scorso ottobre. La prima scossa era arrivata la mattinata di giovedì 26 ottobre, quando il bassista Colin Parkinson aveva annunciato la sua dipartita a causa delle "tensioni" all'interno del gruppo. Poco più tardi nel corso della giornata, entrambi i chitarristi Drew Lowe e Andreas Eriksson lo hanno seguito lasciando soli il frontman Nathan James e il batterista Phil Beaver.

 

Nonostante il disastro emotivo e d'immagine scaturito da queste "tensioni", la fine del 2018 ha visto l'imponente presenza scenica e vocale di Nathan James protagonista in "La guerra dei mondi" di Jeff Wayne come "The Voice Of Humanity" in tutto il Regno Unito e la band si è prontamente dedicata ad arruolare nuovi membri ed ecco l'annuncio del bassista Vinnie Colla e il chitarrista Danny Stevens - che si uniscono a James, Phil e al nuovo chitarrista Danny Dela Cruz. In attesa di sentire questi tre nuovi talenti dal vivo, vediamo cosa hanno lasciato in eredità ai fan i "vecchi" Inglorious.

 

Un album senza dubbio dal sound più moderno e coraggioso rispetto a "Inglorious II", che ci aveva lasciato con un tiepido sentore di tranquillità e meno entusiasmo. Fin dalla opener "Where Are You Now" che piacerà molto ai fan di Slash e Myles Kennedy è possibile respirare una ventata di coraggio esplorativo, un sound più moderno e compatto. Ci sono tutti gli elementi tipici della band, tutte le tipiche strizzate d'occhio ai favolosi '70s, tutta la classe della sei corde di Andreas Eriksson e tutta la potenza di fuoco dell'ugola di James ma anche qualcosina di più. L'ottimo riff di "Freak Show" carica di movimento il pezzo, mentre "Never Alone" sembra voler dire "hey sappiamo essere romantici quando vogliamo", con un ritornello super, una linea di basso elegante e un tempo in sei ottavi che profuma di Toto. "Tomorrow" parte in pompa magna per svilupparsi in maniera poco sorprendente, un pezzo che non decolla e percorre strade già battute. "Queen" rimette la tracklist in carreggiata con un groove spettacolare; i fan dei Winery Dogs probabilmente impazziranno, "Liar" ha un sound molto moderno e fresco. "Time To Go" è una celebrazione in grande stile del più classico hard rock: echi di AC/DC alleggeriti da una divertente progressione che sfocia in un ritornello di facile ascolto. "I don't Know You" sfodera il tocco blues/soul che tanto si addice alla voce di James, così intenso, struggente e graffiante allo stesso tempo. Interessante, mai banale, molto sentito, questa potrebbe essere la formula perfetta per ogni pezzo della band che ogni tanto tende a inciampare in percorsi già fin troppo battuti, per non parlare dell'impressionate range vocale del frontman che farebbe impallidire chiunque. "While She Sleeps" ha un'intro che si fa cupa e ricorda lo stile comunciativo dei System of a Down, e tiene alta l'attenzione grazie a un incedere incattivito e addolcito a fasi alterne che fa venire le vertigini e che culmina in un solo super sexy. Ed eccoci alla title track, "Ride To Nowhere", forse un tantino profetica, visti i recenti sviluppi della band, ma senza dubbio una delle portate principali di questo potente menù, con parti di hammond e percussioni in primo piano, riff arrabbiati e cori poderosi. Si chiude con malinconia con la bella ballad "Glory Days", una chitarra acustica e voce in primo piano, super intensa e sentita l'interpretazione, una dimostrazione inconfutabile delle capacità artistiche di James e una deviazione dal mood del resto del disco che forse avrebbe avuto ancora più efficacia se posizionata a metà della tracklist. 

 

Nel complesso un lavoro davvero piacevole, sicuramente più ricercato e meno impiantato sui soliti standard di una band che può fare moltissimo e che speriamo di continuare a vedere sui palchi più prestigiosi anche nella loro nuova veste. 





Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool