Cosa ci aspettiamo al giorno d'oggi da un cantautore nostrano?
Toni e accordi morbidi ma testi che lascino il segno? Brani lineari con cui far pratica davanti a un falò estivo dopo un primo tentativo con "La Canzone del Sole"? Qualsiasi siano le vostre aspettative in materia, il pugliese Inigo ha confezionato il suo nuovo assalto al pubblico tricolore.
"T3rzo Disco d'Esordio" è una proposta senza particolari pretese di complessità che, basandoci sul testo di "La Mia Porzione di Umiltà", punta a suscitar sussulti tra i benpensanti, scoperchiando il proverbiale vaso di Pandora di certi meccanismi della società contemporanea contro cui l'autore si scaglia tagliente a lacerare quella cortina dietro cui si celano i problemi della generazione precaria.
Curiosa però la scelta di svuotare il sacco soltanto in quinta traccia dato che i brani precedenti rientrano in un modello di ben più convenzionale moderazione, basti citare i bilanci in opposto di "Ho Smesso" o le verità universali di "Non Ti So Amare". Più particolare la terza e pluripremiata "La Tesi Del Coraggio" dove la disillusione di Inigo viene accompagnata da Andrea Mirò a realizzare melodie di più ampio respiro e probabilmente il momento di maggior enfasi dell'intero lavoro. Si segnala anche, "Mai Fermarsi", ovvero il duetto con Francesco Baccini in sesta posizione che ahimé non tiene testa alla precedente traccia nonostante l'apprezzabile innesto di registro vocale. Segue l'altalena lirica "Di Me e di Te", la cui semplice ma immediata armonia valse un primo posto in Area Sanremo nel 2015. Il maggior carattere acustico della presente release viene espresso appieno nella conclusiva "Solo Di Notte", una solitaria serenata tra Luna e lampioni in cui sarà facile immedesimarsi fin dalle prime note per buona parte degli ascoltatori dallo spirito più malinconico.
Volendo fare il bilancio di questa prima iniziativa solista di Inigo, se da un cantautore si pretendono versi in musica in cui rielaborare la propria esperienza, questo re-iterato esordio potrebbe fare al caso vostro. Quanto si augura all'autore è di perseverare nella ricerca della propria dimensione aurea, possibilmente continuando ad affilare lingua e rime più scomode ma d'impatto, con buona pace dell'umiltà, così da non venir ricordato soltanto tra cent'anni ma anche più nell'immediato, con o senza falò.