Invivo
Arise

2013, Bagana Records
Alternative Rock

Recensione di Paola Marzorati - Pubblicata in data: 06/02/14

Ammettiamolo: il panorama musicale italiano è abbastanza desolante. Sembra che nessuno abbia più qualcosa di nuovo da dire, qualcosa che ti faccia saltare sul sedile della macchina mentre stai guidando con la radio che sputa fuori canzoni una dopo l’altra e farti pensare: “anche solo per questo pezzo, sono fiero di essere italiano”. Non succede mai. O quasi. Perché quando sai dove cercare qualcosa lo trovi, in quella distesa deserta e arida, disseminata di luoghi comuni, frasi fatte e suoni banali. Se chiudete gli occhi e fate ruotare il dito sulla cartina del nostro amato-odiato paese e questo si ferma su Udine, beh, avete fatto centro.

 

Sono di Udine gli Invivo, band fondata nel 2007 da Marco Celotti, chitarra e voce. Ed è al Birdland studio di Gorizia che è stato registrato "Arise", il loro album di debutto prodotto da Fabio Trentini (che ha già lavorato con Guano Apes, H-blockx, Subway To Sally e Mr. Mister), un mix di rock, progressive, elettronica e metal. 11 tracce quasi da capogiro, perché proprio quando pensi di aver capito la direzione che prenderà la canzone, quella ti sfugge, senza controllo, quasi impazzita e imbocca quella opposta. E’ come un salto nel vuoto: non sai cosa aspettarti ma questa sensazione, in fondo, ti piace, ti dà le vertigini, quelle buone, quelle che ti fanno provare qualcosa. E’ un album dinamico, un lavoro di tecnica precisa che tuttavia riesce a risultare il più spontaneo possibile. Non si ha mai la sensazione di ascoltare qualcosa di artificioso, ma solo una proposta nuova, che forse non verrà compresa completamente al primo ascolto. Ma è questa la parte migliore: è come riscoprire ogni canzone di nuovo e poi di nuovo, immergendovisi sempre di più, fino a scorgerne le ossa e il cuore pulsante, tenuto in vita dalla splendida voce di Marco Celotti, che non stanca mai, che sale e scende come sulle montagne russe, regalando qualche brivido. E’ uno di quei pochi album che ho trovato disseminati lì, in quella distesa deserta e desolante, uno dei pochi che mi ha fatto dire “anche solo per questa manciata di canzoni sono fiera di essere italiana”. E spero che ascoltandolo, dandogli una chance, lo sarete anche voi.





01. Arise
02. Hostage
03. Engage
04. Always
05. The space
06. Magnets
07. Sulfur
08. Unchained
09. The edge
10. Where it ends (Fix You)
11. Redefine

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