"È un bellissima sensazione non avere bisogno di nulla avendo la possibilità di ottenere tutto."
Con questo adagio vengono introdotti, dalla loro biografia promozionale, gli ITCHY e il loro nuovo "All We Know". Il settimo album della formazione tedesca sembra voler essere un nuovo inizio, a partire dal cambio di nome: il precedente monicker "Itchy Poopzkid" è stato infatti sostituito dal più pratico "Itchy". La band deve aver pensato di accorciare il nome in maniera ufficiale visto che comunque i fan già li chiamavano in quel modo, avendone così uno più d'impatto e facile da ricordare. E facili da ricordare sono anche tutte la canzoni incluse nella tracklist. Sono soprattutto i ritornelli a stamparsi in testa massimo al secondo ascolto e alcuni sono proprio dei fulmini nel raggiungere l'amigdala ("The Last Of Us"). Già dall'opener "Stuck With The Devil" viene fuori il carattere della band, in questo caso venato da una radice quasi blues. Lungo tutto l'arco della scaletta troviamo poi le melodie vocali curatissime ("Keep It Real") i riff granitici ("Nothing") e i pezzi trascinanti ("Knock Knock"), il tutto condito da alcune tematiche introspettive che fanno da sfondo ad alcuni pezzi, come ad esempio nel caso di "Black".
Deduzione errata che spesso viene fatta è che comporre un disco easy listening sia necessariamente più semplice che partorire un LP di ottanta minuti dalle aspirazioni prog. Spesse volte invece è l'esatto contrario: dare vita a qualcosa di piacevole all'ascolto presuppone un lavoro a monte effettuato nella testa del potenziale ascoltatore, anche solo a livello emotivo e di flusso, senza contare un'attenzione certosina nel partorire la migliore melodia possibile. E siamo sicuri, infatti, che l'album in questione abbia richiesto un certo grado di sforzo, soprattutto alla luce del fatto che, nonostante la breve durata delle tracce, il disco è assolutamente privo di riempitivi.
La produzione è adatta ai propositi del gruppo, risultando pulita, precisa, ordinata, graffiante il giusto ma non troppo laccata, rendendo la fruizione del disco piacevole e accompagnata da un dualismo di organicità e necessità produttive del 2017.
In conclusione, "All We Know" è un lavoro onesto e senza eccessivi fronzoli, senza riempitivi, ben suonato e prodotto. Parafrasando dunque l'incipit la band, pur non essendo carente in nulla, si impegna al massimo per riuscire nel proprio scopo.