Articolo a cura di Bianca Ajroldi
Il quarto lavoro degli Aosoth, "IV: An Arrow In Heart", è un album che riesce a mantenere alta l'attenzione per tutta la propria durata. Sin dalle prime note della title track, il trio francese riesce a creare una dimensione cupa e malsana con riff dinamici e bassi frastornanti, intervallati da inaspettati passaggi eufonici e pause ipnotiche. Formati nel 2002 a Parigi dai membri dell'ex black metal band Antaeus, che proponeva brani dalle sonorità dissonanti e ritualistiche, l'act si concentra ora sulla realizzazione di una colata di metallo nero non così lontana dal misticismo malato e violaceo dei connazionali Blut Aus Nord e Deathspell Omega. I pezzi appaiono complessi e organizzati su piani diversi, le sequenze violente e discordanti si sovrappongono per poi fondersi e dare origine a inquietanti melodie, le chitarre corpose si inseriscono in ritmi veloci e taglienti, mentre la struttura densa delle canzoni rende la fruizione dell'opus molto impegnativa, ma decisamente interessante. E benché le tracce siano ripartite in parti brutali e sezioni più moderate, la veemenza e la fluidità non abbandonano mai gli interstizi del lotto: sembra quasi che il gruppo voglia lasciarci il tempo per immergere la mente in un'atmosfera angosciante di rara potenza.
Oltretutto, rispetto alle prove passate, il platter racchiude un significato spirituale maggiormente profondo e lo stesso combo descrive la scrittura dei pezzi come un sacrificio che ancora li tormenta. Tale sofferenza si manifesta apertamente in ogni frammento, e viene trasmessa all'ascoltatore insieme ad una sensazione di malessere ed oppressione di tenebroso coinvolgimento: una sorta di viaggio catartico all'interno dell'identità più oscura di ciascuno di noi. L'effetto delirante è offerto altresì dai numerosi riferimenti dei testi ad allucinazioni mistiche e all'adorazione morbosa del demonio che non possono fare a meno di ammaliare gli appassionati del genere e chiunque sia affascinato dai lati più impenetrabili della mente umana. Inoltre l'artwork straordinario, a cura di Benjamin Vierling, non fa altro che esaltare la natura lugubre dell'opera: la scelta di una livida tonalità bluastra accresce poi il senso di generale inquietudine, costituendo una svolta rispetto alle copertine anteriori, in cui predominava un nero totale.
Nonostante si differenzi dai precedenti lavori degli Aosoth, ruvidi ed essenziali, "IV: An Arrow In Heart", pur leggermente derivativo, rappresenta un disco imperdibile per gli appassionati di black e per chiunque si senta predisposto a una meditazione abissale sui turbamenti dell'inconscio.