Ivory Times
Suicide World

2015, Autoproduzione
Alternative Metal

Recensione di Roberto Di Girolamo - Pubblicata in data: 30/11/15

Nonostante il titolo del disco possa portare fuori strada, la musica contenuta nel secondo lavoro dei nostrani Ivory Times è un hard rock moderno e orecchiabile dal piglio statunitense. Il terzetto propone una sorta di ideale miscela tra le coordinate degli Alter Bridge, melodie vocali alla Sully Erna (Godsmack) e frequenti passaggi di quiete musicale contaminati da velleità di rock alternativo nel senso più classico del termine.

 

Ben suonate e ben scritte le undici canzoni che compongono il platter: "Suicide World", "In This Middle Of Nowhere" e "Widad" sono tracce solide che risulteranno più che gradevoli a tutti i fan delle sonorità robuste ma melodiche, che trovano estasi nella band di Myles Kennedy e nelle formazioni affini. La band ce la mette tutta per non copiare pedissequamente qualche act in voga, e ci riesce; scampato il pericolo di plagio però si profila, procedendo con l'ascolto dell'album, quello opposto del non avere un profilo artistico definito.

 

Pochi sono i momenti memorabili del lavoro, come l'incipit della già citata "In This Middle Of Nowhere", con un riff iniziale catchy ma personale e basato su un bel giro armonico, l'assolo della title track o il riffing di "Madness". Buono anche l'arpeggio iniziale di "Ivory Times", spezzato però bruscamente per far spazio ad un riff rock'n'roll moderno totalmente slegato dal contesto precedente.

 

In generale, nonostante un stesura formalmente irreprensibile dei pezzi, l'opera scivola viaabbastanza in sordina, senza rimanere troppo impressa.

 

Le melodie vocali, di primaria importanza per un album di questo tipo, sono troppo simili e, non ce ne voglia il pur bravo singer della band, spesso davvero poco incisive. Ancora una volta, si denota la necessità, per i gruppi, di essere affiancati da un soggetto esterno durante l'incisione di un disco; la produzione è adattissima al genere proposto e ogni strumento ha il suo spazio, ma alcune scelte, come quella di avere costantemente le parti di chitarra solista sprovviste di ritmiche di supporto, sono francamente di difficile comprensione visto il filone di riferimento. Si comprende e rispetta un'eventuale voglia di mantenere l'approccio live e l'impianto a una sola chitarra della formazione, ma una linea stilistica di questo tipo toglie molto all'espressività melodica, che avrebbe aiutato nell'accrescere l'appeal dei singoli brani.

 

Nonostante tutte le problematiche descritte, "Suicide World" è un disco che ogni amante dell'alternative a stelle e strisce dovrebbe almeno ascoltare, data la presenza di tutti gli elementi chiave che rendono il genere appetibile, in aggiunta a una volontà di differenziarsi comunque da premiare.





01. Suicide World
02. Hero of Himself
03. In This Middle of Nowhere
04. Prejudice
05. Ivory Times
06. Ready to Fight
07. Selling My Soul
08. Madness
09. A Liar
10. Widad
11. The Breath

Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool