Jack Russel's Great White
He Saw It Comin'

2017, Frontiers Music
Rock

Che questo lavoro possa solo lasciar definitivamente cadere il sipario su ciò che avrebbe potuto essere e aprire una nuova sfavillante era di ciò che sarà.
Recensione di Marilena Ferranti - Pubblicata in data: 27/01/17

Non è facile scrivere di Jack Russel e dei Great White, una band che dopo aver scalato le vette delle classifiche di tutto il mondo (8 milioni di copie vendute) si sgretolò miseramente in un triste vortice di tradimenti e abuso di sostanze, affondando poi definitivamente e tragicamente in una notte del 2003 a Rhode Island.
Quella notte maledetta viene ricordata come una delle tragedie più prevenibili nella recente storia del rock, quando alcuni effetti pirotecnici accesi in occasione del live show provocarono un incendio disastroso uccidendo 100 persone, tra cui il chitarrista della band, Ty Longley. Più di 200 fans riportarono danni per intossicazione a causa del fumo, ustioni gravi e altre lesioni. Il tour manager dei Great White Daniel Biechele venne condannato a 10 anni per omicidio colposo, e alla fine rilasciato sulla parola nel 2008. Il club stesso venne condannato penalmente, e la band, in particolare il cantante Jack Russell, rimase sotto shock per moltissimo tempo, mettendo il punto prematuramente ad una favola oscura, una di quelle che avrebbe potuto essere un altro straordinario capitolo della storia del rock. 
  
Il 7 febbraio 2013, Russell ha organizzato un concerto di beneficenza per celebrare l'anniversario della tragedia, con tutti i proventi dedicati alle famiglie delle vittime. Tuttavia, complici l'immenso dolore e l'acrimonia che aleggia ancora sui ricordi di quel tragico evento, il Memorial Foundation Fire Station ha rifiutato di accettare denaro da Russell, affermando: "Sentiamo che la rabbia e il risentimento provocato dal suo coinvolgimento nel disastro supererebbe la bontà del gesto e qualsiasi importo relativo ai fondi ricevuti"
 
Ma veniamo al presente: già nel dicembre 2011, Jack Russell decise di ributtarsi a capofitto nella musica e nella sua vecchia gloriosa band, coinvolgendo il bassista e amico Tony Montana in veste di chitarrista, il tastierista-chitarrista Robby Lochner, Dan McNay al basso e il batterista Dicki Fliszar. Ora, questa band, con un'insaziabile bisogno di riscatto, ha un nuovo album pronto che rappresenta la prossima fase di un'eredità; invece di limitarsi a guardare indietro tentando di rivivere le origini leggendarie di fenomeno multi-platino, Jack Russell punta lo sguardo sul futuro. 
"E 'una band potente," - proclama Russell - "è quello che ho sempre voluto che fosse. Tony è stato un catalizzatore per andare avanti. Non sono mai stato più vicino a lui di quanto lo sia ora. Non abbiamo mai avuto la possibilità di scrivere musica insieme prima. E 'il mio copilota. E 'uno dei miei migliori amici. Vorrei che fosse stato così vicino ai tempi". C'è del blues nell'aria, e l'energia proprompente della modernità".
Montana ha affermato: "Ha un sound anche molto classico. In primo piano cè la voce di Jack. Quando avevo 17 anni, ricordo il mio girovagare nel campus della UCLA ascoltando il primo EP della band. Ero un fan della band prima di esserne un membro".
 
La copertina dell'album la dice lunga: un inquietante scheletro pirata scruta una palla di cristallo davanti a due ragazzini curiosi, e all'interno del critallo si intravede la band di spalle che suona davanti ad un pubblico. 
Di questo lavoro spiccano l'opener con un'intro alla Boston "Sign Of The Times", la sezione ritmica su "My Addiction", con le linee di basso e batteria che partono al galoppo, e la bellezza vocale di Russel che sembra non aver perso smalto. Prestate poi molta attenzione ai testi, che in ogni pezzo racchiudono molto più di quando venga percepito al primo ascolto. Come nella ballad acustica "Anything for you", una chiara ammissione di colpa con echi Beatlesiani.
"Do not Let Me Go" ci porta una manciata di vibrazioni funky alla Richie Kotzen, e "Blame It On The Night" spinge l'acceleratore con qualche riff potente. In "Spy vs Spy" l'intro è orgasmico, e la voce di Jack piena di una grinta rabbiosa, quasi disperata. "Godspeed" ci catapulta in un' improbabile atmosfera anni 60 con un motivetto a cappella che fa venir voglia di schioccare le dita seppure sbuffando.
 
Nonostante i suoi problemi fisici e le sue dipendenze, Mr Russel continua a svolgere con entusiasmo la sua missione, mostra un genuino affetto per il continuo supporto dei suoi fans e cerca di convivere dignitosamente con i terrificanti fantasmi del suo passato. Noi gli auguriamo che questo lavoro possa solo lasciar definitivamente cadere il sipario su ciò che avrebbe potuto essere e di aprire una nuova sfavillante era di ciò che sarà.




01. Sign Of The Times
02. She Moves Me
03. Crazy
04. Love Don't Live Here
05. My Addiction
06. Anything For You
07. He Saw It Comin'
08. Don't Let Me Go
09. Spy Vs Spy
10. Blame It On The Night
11. Godspeed

Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool