Jake Bugg
Shangri La

2013, Mercury/Universal
Indie Rock

Secondo album per il chitarrista di Nottingham: citazioni colte per uno dei più giovani talenti di giorni nostri
Recensione di Nicolò Rizzo - Pubblicata in data: 21/11/13

Cosa stavate facendo voi a diciassette anni? Probabilmente stavate svolgendo una normale vita da diciassettenne, divisa tra scuola, amici, ragazza e prime (ma anche no) esperienze con alcool e altra robaccia. Ebbene, alla stessa età, nella seconda metà di giugno del 2011, Jake Edwin Kennedy, in arte Jake Bugg, stava facendo la sua prima comparsa sul palco di Glastonbury, apparizione pubblica che l'avrebbe condotta l'anno seguente a produrre il suo primo album solista, celebrativamente intitolato “Jake Bugg”. C'è da sentirsi male vero?

La cosa più impressionante di Jake Bugg non è solo la sua età, perché di ragazzini “prodigio” in campo musicale ce ne sono tanti, e non mi riferisco solo ai “baby-Hendrix” coreani, che almeno una volta nella vita vi sarà capitato di trovare su Youtube, ma, pensando più mainstream, basta fare i nomi di Miley Cirus, Justin Bieber e One Direction, anche loro diventati idoli musicali a livello internazionale poco dopo essere usciti dalla pubertà (se non prima). No, la cosa veramente interessante di Bugg sta proprio nella differenza tra lui e loro: la maturità musicale. Musicalmente parlando, il chitarrista di Nottingham è avanti anni luce da questa gentaglia, non soltanto per la scelta del genere folk (sicuramente più impegnativo), ma proprio per la qualità del suo stile compositivo, che riesce sapientemente a passare da un blues in pieno stile Jack White ad una citazione ancor più palese degli Oasis, dimostrando un talento e un'assimilazione musicale veramente colta. Tutti questi elementi sono confermati nel suo nuovo album, “Shangri La”.

La prima immagine che ci viene ingenuamente trasmessa dal titolo è quella di un luogo splendido, immerso nell'ambiente in un rapporto di pace e serenità. Questa sensazione non è del tutto sbagliata, anche se viene presto turbata dalla carica di “There Is A Beast and We All Feed It”, un mix country-blues irresistibile, che con la sua ritmica e fraseggi elettrici di hendrixiana memoria ci mette subito di buon umore. Oltre alla ritmica coinvolgente di “Slumville Sunrise”, la vera sorpresa è “What Doesn't Kill You”, che stupisce con un riff potente e delle strofe che sembrano rubate ad Alex Turner e soci, con cui il piccoletto vuole dimostrare tutta la sua grinta e, soprattutto, di non essere fossilizzato su un solo genere. Con “Me And You” inizia una lunga serie di bellissimi episodi acustici - ad eccezione di “Kingpin” e “Simple Pleasure” - che si alternano sapientemente tra ballad e pezzi ritmicamente coinvolgenti e ci regalano una colonna sonora perfetta per un viaggio on the road, senza pensieri. E forse proprio il viaggio è il fulcro dell'album, un viaggio verso un paradisiaco Shangri La che il buon Jake, musicalmente parlando, sembra essere in procinto di raggiungere, con una disinvoltura irripetibile nel passare dal virtuosismo acustico di “Kitchen Table” alla splendida linea melodica di “Simple Pleasures” (per chi scrive le vere vette artistiche dell'album) che, seppur occhieggiando un po' a quella “Slow Dancin' In A Burning Room” di Mayer, Bugg sa comunque rendere originale e personalissima, conducendola verso un ritornello esplosivo. A ben vedere, la vera novità dell'album sta proprio in una maggior predominanza della chitarra elettrica, che nella già citata “What Doesn't Kill You” e in “Kingpin” la fa veramente da padrona, modulandosi sapientemente tra rock e blues.

“Shangri La” è una bellissima esperienza auditiva, in cui è difficile distinguere tra pezzi importanti e non, dimostrandosi tutti ad un livello altissimo. Confermando il talento del primo album, Jake Bugg ci regala una colonna sonora per un viaggio mistico, che forse ci condurrà verso quel paradisiaco Shangri La a cui siamo vicini, ma che non abbiamo ancora raggiunto. In vista di una carriera che prevediamo ancora lunga e fruttuosa, è bello pensare che, probabilmente, il meglio deve ancora arrivare.



01. There's A Beast And We All Feed It
02. Slumvilee Sunrise
03. What Doesn't Kill You
04. Me And You
05. Messed Up Kids
06. A Song About Love
07. All Your Reasons
08. Kingpin
09. Kitchen Tables
10. Pine Trees
11. Simple Pleasures
12. Storm Passes Away

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