"Scusate, scusate". Chiede permesso sin dal primo attimo, James Bay, artista-rivelazione da cui, in questo 2018, ci si aspettava una rivelazione ad illuminare un cammino che, dopo un esordio a dir poco lucente, avrebbe potuto avviarsi verso qualsiasi direzione - leggasi genere, per chi di musica vive.
Permesso o perdono? Il divario è tipicamente British, il dubbio è lecito e nemmeno troppo sottile: permesso, nel mondo dei grandi, per potersi guadagnare uno spazio tra i big. Perdono, nei confronti del mondo dei piccoli, che per forza lascia: è il cerchio della vita, qualcun altro prenderà il suo posto nella giostra che va. La savana ruggisce in "In My Head", caos artistico musicale, ultimo esercizio multidisciplinale eseguito prima di salire sull'auto di Electric Light, il disco che doveva farci sapere quale sarebbe stata la strada intrapresa da James Bay.
Il ragazzo di Hitchin ha scelto il Soul, abbracciando un'attitudine, più che un genere. Con un album coriaceo, rabbioso e dolce, ha scelto le origini, il battito del cuore: proprio e degli altri, quegli "Each Other" che contagia, consola e coinvolge in una danza attorno al fuoco. Elettrico perché si scosta dal legno di Chaos and the Calm, lucente perché positivo negli intenti, nei concetti e negli obiettivi. A tre anni da un esordio già maturo, con cortesia e coraggio James Bay gioca a fare il giovane (che è), forte di un talento con cui si nasce e che si avverte in un tocco. Elettrico.