Jo Passed
Their Prime

2018, Sub Pop
Alternative/Indie Rock

Prima interessante fatica in studio per una band canadese che racchiude nel suo stile la ricchezza di un ampio panorama ispirazionale.
Recensione di Federico Barusolo - Pubblicata in data: 24/05/18

Avete presente quelle giornate grigie, tipicamente da mezza stagione, in cui pende costante un presagio di tempesta? In cui nuvoloni scuri coprono il cielo lasciando supporre che, prima o poi, il diluvio arriverà? Quelle giornate in cui ci mettiamo alla finestra e traiamo serenità anche dal semplice fatto di trovarci all'interno di quattro mura a contemplare il grigiore dei nostri pensieri? Se non lo avete presente, la copertina di "Their Prime" potrebbe darvi un importante suggerimento riguardo quelle che sono le sensazioni racchiuse all'interno del debutto in full-length dei Joe Passed.


Il sound della band canadese è infatti caratterizzato da un alternative rock costruito principalmente sulle contrastanti tonalità psichedeliche che mantengono costante in tutto l'album quel sentimento misto di tensione e serenità (perfettamente sintetizzato nella conclusiva "Places Please") di cui si andava parlando. Sentimento che, nelle intenzioni di Jo Hirabayashi, è evocativo di una malinconia nostalgica legata alla sfuggevolezza del tempo, che porta con sé gli anni più intensi e creativi della nostra vita, appunto i famosi "prime".


Una delle etichette che è da subito piombata sulle teste di questi ragazzi è stata quella di "Beatles incasinati", come se lo psych del leggendario quartetto britannico avesse incontrato i deliri mentali più profondi e malinconici all'interno di "Their Prime". Da un punto di vista musicale, è invece molto più appropriato associare quel "fucked-up" ad una questione ispirazionale. Tanti sono infatti gli ingredienti nel calderone di questo disco: dalle influenze alternative, noise e punk anni 90 di band come i Radiohead e i Sonic Youth, a quelle più sottili e classiche in stile Can, Captain Beefheart, Soft Machine e addirittura Genesis (come non percepirle, per esempio, nelle chitarre di "Undemo").

 

L'elemento principale a disposizione dei Jo Passed è sicuramente la chitarra, che assume ruoli fondamentali nella costruzione dell'atmosfera dell'album attraverso un uso sapiente dell'effettistica e di diverse tecniche. Dai bending in vibrato dei riff urlanti nella accattivante "MDM", forse l'unico pezzo dal mood sonoro spiccatamente positivo nell'intero disco, alle venature in stampo jazz che sviluppa in "Millenial Trash Blues", passando per il chicken picking di "Glass". Il tutto sotto la sapiente direzione della batteria di Mac Lawrie, capace di impartire variazioni nell'intensità dei brani.

 

Per concludere, questo debutto discografico dei Jo Passed merita sicuramente attenzione, non solo perché propone una già discreta qualità nel songwriting (anche se non possiamo negare che soffra a tratti di una certa ripetitività), ma soprattutto per il sound che il gruppo sta cercando di mettere in piedi. Attraverso una serie di elementi, anche remoti tra loro, la proposta della band canadese sembra tracciare un proprio sentiero ben preciso, sufficientemente lontano da quelle che sono le convenzioni imposte dal panorama indie e alternative odierno.





01. Left
02. MDM
03. Glass
04. Undemo
05. Facetook
06. Repair
07. R.I.P.
08. Millennial Trash Blues
09. You, Prime
10. Sold
11. Another Nowhere
12. Places Please

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