Joe Bonamassa
British Blues Explosion

2018, Mascot Label Group/ Provogue Records
British Blues

Il blues è un impulso a muoversi, il blues è essere nomadi, nell'anima, sempre con la chitarra in spalla, pronti ad andare e Joe Bonamassa è molto blues.
Recensione di Sergio Mancuso - Pubblicata in data: 18/05/18

Nella vita di poche cose possiamo dirci sicuri, ma la certezza, a oggi, è che "British Blues Explosion" si prepari a divenire un album must per tutti i nostalgici del buon vecchio blues rock suonato come Papa Legba e Robert Johnson comandano. Joe Bonamassa non dimentica infatti le tradizioni e paga un eccellente tributo a un trio di chitarristi formidabili senza i quali la nostra musica preferita non avrebbe avuto la stessa evoluzione: Eric Clapton, Jeff Beck e Jimmy Page.

 

"Se non fosse stato per alcuni musicisti britannici dei primi anni sessanta, il blues non sarebbe mai esploso nella musica rock come lo conosciamo oggi".

 

Le parole dell'autore ci fanno capire bene quali siano i sentimenti e le aspirazioni che lo hanno spinto a concepire tale progetto e a portarlo in giro per Regno Unito e Irlanda in una serie di show culminati con lo splendido live che abbiamo tra le mani. Un disco da ascoltare lasciandolo fluire in un continuum privo di soste, dove alcuni dei pezzi più rappresentativi del terzetto inglese sono frutto di maestria e talento. Le tracce vengono suonate, non "eseguite", perché quelle del nostro titano non sono semplicemente delle cover, ma riadattamenti unici e originali che rispecchiano lo stile di chi le ha scritte senza togliere nulla al proprio.

 

Con la musica che ci guida in un mondo sonoro affascinante, veniamo introdotti alle prime due tappe del viaggio: l'iconica "Beck's Bolero-Rice Pudding" di Jeff Beck e "Mainline Florida" di Clapton. Ogni minuto della performance è un susseguirsi di successi che qualsiasi appassionato del genere conosce. L'insieme non sortisce l'effetto di assonnare o scocciare, anzi provoca corroboranti scariche elettriche in virtù di un'esibizione al cardiopalma. Soprattutto in "SWLABR" dei Cream, il bluesman americano può dar sfogo a tutto il suo estro in rombanti assoli, mentre in "Motherless Children", ancora di Clapton, il suo tocco è delicato e l'atmosfera che si viene a creare è più leggera, ma non per questo risulta meno coinvolgente.

 

Invece di Page e dei suoi Led Zeppelin non possiamo non citare "How Many More Times" e "Boogie With Stu" definibili con una sola parola: indimenticabili. Non credo inoltre troverete miglior tributo al Jeff Beck Group delle canzoni "Spanish Boots" e "Plynth (Water Down The Drain)", nelle quali Bonamassa ci delizia con la sua solita arte a sei corde.

 

Andando a fondo nella raccolta di brani salta subito all'occhio la cernita personalissima degli stessi: nessuna scelta nota, niente "Cocaine" o "Whole Lotta Love", ma pregevolissime prove di autori che il nostro ha amato e di cui ha selezionato con oculatezza i classici che più lo hanno influenzato nell'arco della sua maestosa carriera e nel momento di costruzione del proprio "sé chitarristico".

 

In conclusione, si può affermare che l'album si candida non soltanto come un appuntamento immancabile per tutti i numerosi fan di Joe Bonamassa, ma anche un perfetto ascolto per chiunque abbia apprezzato la musica rock degli anni Sessanta e Settanta: una straordinaria opera creativa (disponibile in CD, DVD, 3 set LP e Blu-Ray) da gustare appieno.





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