Joel Hoekstra's 13
Dying To Live

2015, Frontiers
Melodic Rock

Recensione di Giulio Beneventi - Pubblicata in data: 16/10/15

Eccolo qui: il tipico esempio di disco bello e senz'anima. Ad offrirlo alle nostre orecchie è qui presente il mago della sei corde Joel Hoekstra, nuovo cavallo rampante della nobile casata Whitesnake, assunto in sostituzione di Doug Aldrich direttamente da sir David, che in campo di talenti musicali direi che ne capisce abbastanza, data la lunga lista di collaboratori scelti nel passato. E in effetti, anche Hoekstra come strumentista è dannatamente dotato e di esperienza tra Night Ranger, Rock Of Ages e Trans-Siberian Orchestra ne ha accumulata parecchia. In più, per il progetto solista Joel Hoekstra's 13 -preparato già prima della chiamata alle armi e poi posticipato soltanto nella registrazione, con gentil concessione di Coverdale- sono chiamati in suo aiuto dei veri pezzi da novanta messi a disposizione dalla Frontiers, ovvero i due splendidi vocalist Russell Allen e Jeff Scott Soto e una basa ritmica di prim'ordine con Vinny Appice e Tony Franklin (e scusate se è poco!) per poi aggiungere una serie di gradite ospitate nel corso dell'album, di personaggi quali il tastierista Derek Sherinian (Dream Theater, Black Country Communion), Chloe Lovery (Trans-Siberian Orchestra) e Toby Hitchcock (Pride Of Lions) ai cori, Charlie Zeleny (Joe Lynn Turner) per le percussioni e ancora Dave Eggar (Amy Lee/Coldplay) al violoncello.


Insomma, tanta di quella carne al fuoco che ti aspetti come minimo una cataclismatica abbuffata di Ferragosto. Ma -ahimè- come detto in apertura, l'ascolto del prodotto di questo Dream Team rivela "soltanto" un disco ben suonato, dalle prestazioni impressionanti e inappuntabili ma complessivamente freddo e distaccato, come se si stesse suonando per dovere del proprio mestiere o per portare a casa lo stipendio sfruttando la nuova notorietà globale del chitarrista statunitense, e non per emozionare chi ascolta.
Tralasciando il difetto di meccanicità, sul piano delle composizioni la sensazione è che si riesca raramente a far combaciare la nervosa aggressività di stampo moderno scelta come generale tratto distintivo con spunti melodici realmente interessanti, se non negli episodi più americaneggianti e debitori degli anni' 80 quali "Until I Left You", "Never Say Never" e "Start Again" in cui la band da prova di sapersi muovere meglio. Hoekstra è poi molto intelligente come musicista e tutti i suoi soli non sono mai troppo sbilanciati nell'esposizione della tecnica ma sempre attrattivi e del giusto impatto. Il suo lavoro impreziosisce notevolmente diverse canzoni, tra i cui arrangiamenti si avverte anche qualche influenza del Serpente Bianco, che non è da escludere vi abbia davvero messo mano: "Long For The Days" e la conclusiva "What We Believe" sono degni esempi.

 

Purtroppo, non affiora mai il vero sentimento, quello caldo e sanguigno, ma si procede sempre dritti meccanicamente, senza infamia e senza lodi, quasi ci si trovasse -a discapito del proprio rango- a proprio agio nello stagno della sufficienza e non si aspirasse mai all'eccellenza.

Che dire, peccato.

 





01. Say Goodbye To The Sun
02. Anymore
03. Until I Left You
04. Long For The Days
05. Scream
06. Never Say Never
07. Changes
08. The Only Way To Go
09. Dying To Live
10. Start Again
11. What We Believe

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