John Rox
Human Radioactivity

2013, I.W.M./Clan | ROX
Industrial

Recensione di Antonio Conte - Pubblicata in data: 16/06/13

Ilsecondoalbumèsempreilpiùdifficilenellacarrieradiunartista, recitava una famosa canzone di qualche anno fa; tutto ciò è ancora più vero se il supposto secondo album è quello di una band per così dire emergente nel panorama musicale italiano e, a “peggiorare” il quadro complessivo, non appartenente a un genere propriamente mainstream e facilmente vendibile. Va da sé che, in quest'ottica, il secondo album serve a mettere in chiaro che lo scopo ultimo di una band è quello di imporsi regalando un lavoro che non faccia rimpiangere l'opera prima e a cercare di non finire tra le meteore.

Posta in gioco altissima, dunque, e ansia da prestazione alle stelle, ma John Rox, con questo “Human Radioactivity” supera brillantemente la prova, proponendo un industrial rock sapientemente miscelato a sonorità danzabili e catchy. L'iniziale “World Decadence” rappresenta, per certi versi, un po' la summa di tutto il lavoro. Atmosfere post-apocalittiche, condite da beat elettronici che ben si amalgamano alle consuete linee di chitarra e di basso. Si prosegue con  la massiccia “Love Essenza”, una delle chicche del disco, divisa in due parti, quasi a voler rappresentare le due diverse facce del sentimento amoroso, triste e disteso nella prima, decisamente più aggressivo e violento nella seconda. Nelle successive “Monster 003” e “Kill Myself” si palesano prepotenti le influenze del trio milanese, cresciuto evidentemente a pane, vino, Manson e Zombie. Se la prima riporta alla mente le opere prime dei due artisti appena citati, tra furiose chitarre e urla irruente, la seconda sembra venir fuori da una versione più sporca ed elettronica di “Mechanical Animals”. Vera perla dell'album è, però, “It's a Rainy Day”,  la cover che non ti aspetti, dimostrazione di estrema versatilità e bravura, grazie al quale la house anni '90 (il brano originale è di Ice Mc featuring Alexia) rivive e si trasforma, con drums martellanti e beat ossessivi in primo piano. Un brano confezionato in maniera magnifica, trascinante, impossibile da non ballare (sarebbe perfetta per qualsiasi dancefloor gotico del pianeta) e con un chorus che difficilmente non vi si imprimerà in testa sin dal primo ascolto. Ritmi da dancefloor si sposano meravigliosamente con sonorità rock, come succede per tutta la durata dell'ascolto, che si concede due momenti di pausa solo con le malinconiche e personali “7” e “Demorphine”, per poi ritornare a giocare pesante sul finale con la caotica “Human Radioactivity”.

Tirando le somme, ilsecondoalbum di John Rox si rivela essere una piacevole sorpresa, regalando un ascolto in cui tutte le tracce riescono ad amalgamarsi alla perfezione, in cui l'unico punto morto è rappresentato da un discutibile remix della title-track (pecca su cui si chiude tranquillamente un occhio). Finalmente, dunque, una bella ventata di novità nello stantio panorama musicale dello stivale, per nulla abituato a sonorità industriali ed EBM, sperando che sia l'inizio di una carriera tutta in salita, ora che la prova del nove è decisamente superata.



01. World Decadence
02. Love Essenza (Part 1)
03. Love Essenza (Part 2)
04. Monster 003
05. Kill Myself
06. The Intermission of the Game
07. 7
08. It's a Rainy Day
09. Demorphine
10. Human Radioactivity
11. The Man & The Machine
12. 2012 World Decadence (RMX)
13. 7 (Instrumental)

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