In attesa delle loro date italiane con gli Hardcore Superstar (insieme anche sul palco dell'Orion di Roma il prossimo 12 novembre), i Fozzy tornano sul mercato discografico con l’album “Judas”, il nono lavoro della loro carriera, a 3 anni di distanza dal precedente “Do You Wanna Start A War”.
Sarebbe facile liquidare i Fozzy come “la band di Chris Jericho, quello del wrestling” ma sarebbe anche un errore: prima di tutto perché si tratta di un gruppo con una carriera quasi ventennale alle spalle, e in secondo luogo perché il loro nuovo materiale ha tutto quello di cui un album di buon hard rock ha bisogno. Ci sono i riff, c’è il groove, c’è una performance vocale di rilievo e il tutto viene sostenuto da una sezione ritmica poderosa.
L’album si apre con l’omonima “Judas”, una canzone dalle liriche oscure che parla delle continue lotte contro i propri demoni interiori e con un riff che resta ben impresso nella mente dopo l’ascolto. È chiaro, già dalle prime note, che l’ispirazione dei Fozzy è l’hard rock più spinto, con qualche smaccata incursione nel metal, come emerge ancora di più con la seguente “Drinking With Jesus”.
A calcare la mano di riff e assoli è anche il chitarrista Rich Ward, ex Stuck Mojo, che si lascia spesso andare in virtuosismi che strizzano l’occhio alla resa live dei pezzi.
Proseguendo nell’ascolto il sound della band si arricchisce di diversi tipi di inaspettate contaminazioni: con “Weight Of My World”, con la più lenta e melodica “Wordsworth Way” vengono introdotti suoni sintetici ed elettronici, così come nella più energica “Burn Me Out”.
Da “Three Days In Jail” invece si apre un nuovo capitolo che, agli elementi già menzionati, aggiunge un tocco di parlato rap a un brano molto in stile nu metal anni 2000, come anche la seguente “Running With Bulls”.
Dopo un terzetto di pezzi che passano abbastanza inosservati, il disco si chiude col botto con l’ottima “Wolves At Bay”, uno dei brani più carichi e potenti del disco.
Nel complesso si tratta di un buon disco, ricco di spunti creativi e di pesantezza hard rock ma molto variegato, che passa da assoli anni ’80 al growl tipico del metal più recente, il tutto senza troppe pretese ma di ottima esecuzione. L’unico appunto che si potrebbe fare è la mancanza di coesione tra gli stili dei pezzi, soprattutto nella parte centrale del disco che passa da ritmi quasi industrial al nu metal senza offrire all’ascoltatore un vero e proprio filo conduttore.
“Judas” è un disco che racchiude tutta l’essenza dei Fozzy e che, soprattutto, mette in tavola delle ottime premesse per l’imminente tour della band nel nostro paese.