Jules Not Jude
The Miracle Foundation

2013, Urtovox
Pop Rock

Recensione di Nicolò Rizzo - Pubblicata in data: 01/12/13

Ogni volta che mi capita di sentire un disco come “The Miracle Foundation”, mi viene in mente una scena di “Crazy Heart”, in cui Jeff Bridges, nei panni di un cantautore country ormai verso la fine della sua carriera, è sdraiato sul letto strimpellando qualche accordo e cantando una melodia in cui le parole sono appena abbozzate. Dopo aver finito, si gira verso la compagna e le chiede: “Sai che cos'è?”, e lei pensandoci dice: “Non lo so, ma mi sembra di averla già sentita”. Jeff Bridges, con un misto di indifferenza e soddisfazione che solo il Drugo può avere, riprende a strimpellare dicendo “Lo so, è sempre così con le belle canzoni”, facendoci così capire che quella canzone “già sentita” era stata composta in quel preciso istante.

Il nuovo disco dei Jules Not Jude, a tre anni dal loro primo disco “All Apples Are Red, Except For Those Which Are Not Red”, dà quella piacevole sensazione che non coincide esattamente con il “già sentito”, quanto con il “l'ho sentito una volta e già me lo ricordo”: è dannatamente orecchiabile, ma orecchiabile in modo colto, con rimandi abbastanza espliciti ai Beatles e in parte anche alla lunga tradizione del rock psichedelico, senza tralasciare una certa vena di creatività e di innovazione. In effetti, quella di rinnovare ritornando al passato è una contraddizione che sta diventano di moda nel panorama musicale attuale: il fatto che gruppi come Tame Impala e Mumford & Sons abbiamo deciso di improntare il loro sound con un preciso richiamo al rock psichedelico e al country, è un fattore abbastanza indicativo, che ci fa capire l'insoddisfazione verso l'assoluta aridità del panorama attuale, che non è in grado di fornire modelli adeguati da eguagliare e superare. Il fatto che un gruppo come gli Arctic Monkeys abbia deciso di rinnovare il loro sound con un album squisitamente retro', è un ulteriore fattore che ci fa capire l'aria che si respira di questi tempi.

Considerando questo cambiamento al passato remoto, possiamo giustamente concordare sul fatto “The Miracle Foundation” si inserisca a pieno diritto in questo quadro generale, come già si può intuire dalla prima traccia “Perfect Pop Song”. Primo singolo del disco, già dal titolo si rivela una traccia furbetta, che cerca di incuriosire con una certa vena provocatoria simile alla onedirectioniana “Best Song Ever” con una sostanziale differenza: quella dei JulesnotJude non è un plagio, ma anzi un'acuta dichiarazione poetica, in cui si intuiscono tutti i modelli a cui la band si ispira e anche la dichiarata volontà di essere (perché no) un gruppo in grado di sfornare melodie oculatamente orecchiabile. Una volontà che non manca di essere confermata dai brani successivi, dalla ritmica ben sostenuta di “Raise The Hood” al promettente riff di “Orphan”, passando per la delicata “Martha” e una cupa “Loons”.

Quella di “The Miracle Foundatione” è l'ottima prova di un gruppo che sembra già aver trovato una propria cifra stilistica, dimostrandosi un gruppo all'altezza di altri presenti sulla scena. Ne sentiremo sicuramente parlare, ma diamogli tempo: hanno avuto la sfortuna di nascere in Italia.



01. Perfect Pop Song
02. Raise The Hood
03. Orphan
04. Martha
05. Waiting For A Lover/When Your Lover Is Another
06. Hazel
07. Loons
08. The Past

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