Julie's Haircut
Ashram Equinox

2013, Woodworm/Santeria
Psychedelic Rock

Recensione di Alessio Sagheddu - Pubblicata in data: 07/01/14

Ce ne abbiamo messo di tempo, ma alla fine ci siamo riusciti. Il flusso delle nostre parole e dei nostri pensieri è riuscito finalmente a tramutarsi in scrittura. O per lo meno ci abbiamo provato. Ashram Equinox e gli stessi Julie's Haircut ci hanno messo seriamente alla prova, con la loro musica. Non era la prima volta che ci trovavamo di fronte al gruppo modenese, eppure, nonostante l'ottimo ricordo di “Who Is He And What Is He To You” (inserita in uno split-single inciso con i connazionali Cut), stavolta tutto segue una linea ben diversa. Osiamo chiamarla “incomprensione musicale”, massì. Sicché con la nostra imperterrita testardagine abbiamo atteso con impazienza il momento più propizio per dedicarci completamente a quella che ora si presenta come la recensione di questo lavoro.


Abbiamo persino arruolato degli amici, poco avvezzi a queste sonorità, per captare quale fosse la loro reazione di fronte all'album, per poi paragonarla al nostro personale giudizio. Insomma, la prima cosa che ci viene da sottolineare, così, un pò d'impulso, cari lettori, è sicuramente la chiusura “a riccio” che questo “Ashram Equinox” ci propone, quasi volesse conoscerci, restando però sulle sue, senza farci capire mai troppo di sé. E se la frase “sembra di stare in una sala per massaggi” dell'amico poco avvezzo fa interstardire ancora di più, l'ascolto rimane la nostra più grande “maledizione” fino alla fine.


Un tumulto di bassi prepotenti penetra le nostre casse durante l'ascolto; poi sperimentazioni da “rock sullo spazio”, sottili progressioni che legano ogni traccia alla successiva, leggere apparizioni del pianoforte (“Taotie”), sussurri di una voce che in realtà si materializza solo nella nostra mente. Ci sono poi quelle parti strumentali che affondano le proprie radici nell'oriente più sconfinato e selvaggio (“Equinox”), dove il ballo silenzioso di una geisha rimbomba al soffiare del vento. Alcune volte vi capiterà anche di pensare, soprattutto nelle prime tracce, che i beat dei brani siano ripetitivi, tediosi, ed è proprio lì che dovete premere stop, ripremere play e non pensare. Il nostro consiglio è comunque quello di evitare di controllare il susseguirsi delle tracce perchè in realtà l'album può essere visto come una grande suite che desidera ardentemente la nostra pace, il nostro silenzio.


La sindrome pacifica del metallaro dopo un concerto di due ore tra sudore e birra: questo è “Ashram Equinox”. È anche e sicuramente un disco da evitare in automobile, il caos della nostra vita quotidiana lo renderebbe pesante e alcune volte fastidioso; ma il miglior consiglio che chi scrive può dare su questo album è l'ascolto. Sbatteteci la testa e non ve ne pentirete.





01. Ashram
02. Tarazed
03. Johin
04. Taarna
05. Equinox
06. Sator
07. Taotie
08. Han

Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool