DOT, che tradotto in inglese significa “punto”, è il quinto album full-lenght dei Karmakanic, presenti nella scena internazionale dal 2002 con alle spalle quattro album in studio e due live.
Inflenzata da gruppi classici del progressive come Yes, Genesis e Emerson, Lake & Palmer, la band svedese è stata fondata dal bassista Jonas Reingold, che rende nota al pubblico la scelta del titolo di tale album. Così racconta:
"Ho avuto la mia ispirazione per iniziare a scrivere DOT quando sono incappato in un testo del famoso autore americano e astronomo Carl Sagan. Stava parlando di quanto piccolo e insignificante siamo in questo vasto universo.
Certo che può sembrare un cliché e un sacco di cose sono state dette sulla nostra esistenza, universo, perché siamo qui, dove stiamo andando, quando finirà, quando è iniziato, che cosa è lo scopo di tutto questo? E così via. L'ispirazione per lui era in realtà una foto della terra che Voyager 1 ha avuto 1990 le aree esterne del nostro sistema solare. La terra è apparso nella foto come un piccolo di pixel, come un punto blu pallido, sospeso in un raggio di sole ".
Caratteristica ricorrente negli album dei Karmakanic sono, appunto, i testi astratti, intangibili, fondati sulla teoria e basati sulla metafisica e la scienza universale.
“God The Universe And Everything Else No One Really Cares About” è la canzone fulcro, presentata in due parti, per un totale di circa 30 minuti in cui vengono incorporati tutti gli strumenti della band, donando spazio anche ad una voce femminile, la quale, intona i passaggi leggermente più sinfonici . Il dinamismo e i cambi di ritmo e groove sono i connotati della seguente traccia, decisamente in stile Yes anni '70.
Segue “Higher Ground”, un'esplorazione prog più breve ma non per questo meno soddisfacente.
La successiva “Steel the Star” è stata scritta in collaborazione con il vecchio amico di Jonas e collega dei The Tangent, Andy Tillison, il quale contribuisce anche con qualche passaggio di organo Hammond nella prima traccia dell'album.
È notevole come lo stile del songwriting non coincida con la musicalità di quest'ultimo lavoro. Il primo citato più propriamente contemporaneo e in linea con la tendenza progressive del momento, il genere, invece, vorrebbe abbracciare per di più lo stile dei grandi masterpiece del tempo e degli immortali Yes, fortemente presenti nei rimandi nella canzone “Travelling Minds”, un maestoso pezzo sinfonico che ci riporta alle menti il grande classico “And You And I”.
Sarà un album sicuramente apprezzato dagli amanti e cultori del genere, ma non abbastanza ricco e impegnativo da risultare un capolavoro.