Iron Savior
Kill Or Get Killed

2019, AFM Records
Power Metal

Recensione di Giovanni Ausoni - Pubblicata in data: 07/03/19

Formati nel 1996 dal cantante e chitarrista Piet Sielck e da altri ex membri degli Helloween, tra cui Kai Hansen, gli Iron Savior faticano da lustri da veri stakanovisti, pubblicando un numero di album piuttosto consistente senza ricevere pesanti ricadute sul livello complessivo del songwriting. E questo nonostante i continui cambi di line-up occorsi nel corso degli anni, a fronte dei quali il cantante di Amburgo ha comunque posto rimedio grazie alla sua capacità di contornarsi di musicisti abili, esperti e pronti a portare avanti un progetto power metal di matrice europea, e tedesca in particolare, consono alle direttive del leader. Da sempre, del resto, il gruppo combina l'amore per la fantascienza con una distintiva e riconoscibile interpretazione della NWOBHM e l'ultimo LP "Kill Or Get Killed" non fa eccezione, benché il concept che lega le dieci piste, ispirato dal romanzo "The Star Of Pandora" e imperniato sulla distruzione dell'umanità da parte di una civiltà aliena, risulti più apocalittico e pessimista del solito.
 
Il disco, però, non soddisfa appieno, malgrado una manifattura molto accurata: niente da dire, infatti, su una produzione, effettuata ancora una volta nei Powerhouse Studios, brillante e così ben miscelata che - sebbene le chitarre orientino, egemoni, l'indirizzo del sound - al basso di Jan Eckert, spesso vicino a una velocità folle, viene a tratti riservato l'onore della prima fila. E niente da dire sulla voce di Sielck, supportata da cori accattivanti e maestosi ed epica sino al midollo: dalla title track iniziale, poi, si capisce che i nostri non intendono catturare prigionieri, un po' come la terribile creatura raffigurata nell'artwork. 
 
L'oscura "Roaring Thunder", le anthemiche "Eternal Quest" e "Saint Or Sinners", la scalpitante "From Dust And Ruble", offrono una messe qualitativa di assoli, bridge e doppia cassa da infarto del miocardio. Nella seconda sezione dell'opus, invece, la band, forse sfiancata da un ritmo creativo troppo serrato, sembra a corto di munizioni: "Stand Up And Fight" e "Never Stop Believing", brani dalle accentuate sfumature rock, non vanno oltre un mediocre compitino e altresì "Until We Meet Again", al netto di un break centrale maggiormente aggressivo, fila via pigra e priva di sussulti. Spetta alla velocità ubriacante di "Heroes Ascending" e "Legends Of Glory" risollevare le sorti di un platter che condensa nell'abbrivio la propria ragione di esistere.
 
 
Bisogna dunque ammettere che "Kill Or Get Killed" non costituisce uno dei lavori di punta della lunga carriera degli Iron Savior: mancano dei veri highlitghts e spesso anche i main riff dei pezzi migliori appaiono riciclati da "Battering Ram" (2004) e "Titancraft" (2016). L'ascolto resta gradevole, la performance complessiva inappuntabile, ma, per il futuro, un momento di pausa sarebbe d'uopo: necessariamente. 




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