King Crimson
Official Bootleg: Live In Chicago, June 28th, 2017

2017, DGM
Progressive Rock

Recensione di Stefano Torretta - Pubblicata in data: 23/12/17

Per una band che calca i palchi di tutto il mondo da diversi decenni risulta estremamente difficile stupire i propri spettatori durante una esibizione live. Questo è ancor più vero per una formazione come i King Crimson, che nel 2018 compirà 50 anni di attività e che negli ultimi 3 anni ha già dato alle stampe ben 3 album dal vivo (“Live At The Orpheum”, “Live In Toronto” e “Radical Action To Unseat The Hold Of Monkey Mind”, ma potremmo anche aggiungere l’EP “Heroes - Live In Europe, 2016” e il singolo “Live EP 2014”). A quanto sembra, però, Robert Fripp e soci hanno fatto dello stupire i propri fan quasi una missione. Vista l’ampissima disponibilità di materiale dal vivo del combo, esiste realmente un bisogno nell’attuale inflazionato mercato discografico di vedere un ulteriore album live realizzato dal Re Cremisi? “Official Bootleg: Live In Chicago, June 28th, 2017” è il regalo ideale che la band poteva fare ai propri fan a ridosso delle festività 2017? Domande durissime che pesano come macigni su quest’ultima uscita. Ma andiamo con ordine.

Il “Live In Chicago” potrebbe essere considerato l’album delle prime volte. Innanzitutto perché la tanto vantata formazione a doppio quartetto che Fripp ha assemblato per l’attuale incarnazione dei King Crimson fa il suo debutto su disco proprio in questo live. Avere in squadra elementi come Jakko Jakszyk – magistrale sostituto alla voce del seminale Adrian Belew -, Mel Collins ai fiati o il pirotecnico trio di batteristi formato da Gavin Harrison, Pat Mastelotto e Jeremy Stacey fornisce sicuramente una marcia in più ad una band che ha fatto dell’improvvisazione, della sregolatezza e del genio i tratti fondamentali della propria carriera. È anche la prima volta in sede live di alcune canzoni provenienti dal lontano passato del combo inglese. Sicuramente la più attesa di tutte è “The Lizard Suite”, che ripropone ampia parte del lato B di “Lizard” (1970). Il lungo brano presenta tre parti fondamentali (“Dawn Song”, “Last Skirmish” e “Prince Rupert's Lament”), ottimamente eseguite dalla band. “The Errors” appare come vero e proprio inedito, essendo un brano ad opera di Jakszyk, Mastelotto e Fripp, che fa della poliritmia uno degli aspetti più interessanti. Pur essendo un prodotto della più recente versione del Re Cremisi si inserisce alla perfezione nella lunga tradizione di brani del combo inglese. “Fallen Angel” è un’altra nuova aggiunta al materiale dal vivo dei King Crimson: proveniente direttamente dal 1974 di “Red”, risulta quasi una mosca bianca anche per la deliberata scelta di non effettuare alcun ritocco rispetto alla versione originale, a differenza di quanto capita comunemente con questa nuova incarnazione della band londinese. Le trame tessute da sax, chitarra e sezione ritmica donano al brano una leggerezza a tratti onirica che conquista l’ascoltatore fin dalla prima nota. “Islands” è una quasi novità, visto che, a parte pochissime inclusioni nel tour del 1971 a supporto dell’album omonimo, non ha mai avuto larga diffusione. È quindi un grandissimo piacere avere l’opportunità di ascoltarne una versione attualizzata. Con “Heroes” la band londinese rende un sentito omaggio al Duca Bianco. Fripp, che non dobbiamo dimenticare è stato il chitarrista originario durante le incisioni del 1977 ad opera di David Bowie, propone una versione molto vicina al modello, egregiamente interpretata alla voce da Jakszyk. Non vi è alcun bisogno di personalizzare troppo il brano visto che “Heroes” possiede già ampiamente tutte le caratteristiche dello stile chitarristico di Fripp.

Nuovi innesti a parte, l’album merita di essere ascoltato anche per ulteriori, piacevoli sorprese in scaletta. Due primizie sono sicuramente le versioni aggiornate di “Neurotica” e “Indiscipline”. Entrambe sono legate al periodo di permanenza di Adrian Belew ma qui appaiono in una versione rivisitata, sia per la presenza di un nuovo cantante, sia per la possibilità di sfruttare tre batteristi. Il crescendo strumentale del secondo brano mantiene sempre costante la tensione, con Harrison, Mastelotto e Stacey che si spartiscono magnificamente le parti di batteria. Il primo brano appare splendidamente rivisitato, tra lo swing ed il jazz, con il sax che ruba la scena. Due piacevolissime riscritture che riescono a donare nuova e diversa vita a brani che rischiavano di rimanere esclusi visto il forte legame di Belew con il proprio materiale. La conclusiva “21st Century Schizoid Man”, pur essendo un classico dei concerti dei King Crimson – d’altro canto, provenendo dal debutto “In The Court of the Crimson King” (1969) ha la maggiore anzianità dell’intero lotto-, viene proposta con nuove variazioni. Il grandissimo assolo di batteria, invece di essere l’elemento centrale del brano, lascia spazio anche a due momenti di ribalta per la chitarra di Fripp e per i fiati di Collins, mostrandoci ancora una volta come l’inventiva e la continua voglia di cambiare della band riesca a portare nuova linfa vitale anche in una canzone ascoltata centinaia di volte. Si potrebbe raccontare ogni singolo brano in dettaglio, ma si aggiungerebbe poco a quanto finora segnalato: l’idea che muove la band è ben chiara.

I King Crimson del 2017 hanno ancora tanto da dire. Fripp avrà anche poca voglia di dare alle stampe un nuovo album di inediti, ma non lesina certamente con i live, tanto che per l’anno prossimo ne è già previsto un altro con l’esibizione di Vienna tenuto nel 2016. Il “Live In Chicago” innalza ulteriormente il livello raggiunto dalla formazione. È difficile considerarlo solo un disco di un concerto, visto come molti brani suonano rinfrescati e praticamente nuovi. Ognuno di questi album dal vivo riveste la stessa importanza di quelli da studio, tanto da battere questi ultimi 19 a 13. A livello sonoro, il concerto di Chicago è stato mixato a dovere, eliminando una certa predominanza della batteria che, soprattutto per i piatti, in alcuni momenti andava a coprire un po’ troppo eccessivamente gli altri strumenti, come si nota in altri dei loro album dal vivo di recente pubblicazione. Con tre batterie a disposizione, era quasi dovuto, per evitare di ritrovarsi con una sezione ritmica troppo preponderante. I King Crimson si divertono sul palco e si nota nelle singole canzoni. In alcuni casi la presenza di 8 elementi ha dovuto limitare la complessità di alcuni passaggi, ma si è compensato con una maggiore varietà di situazioni. “Official Bootleg: Live In Chicago, June 28th, 2017” è il miglior live degli ultimi anni, sia per scaletta che per qualità delle prestazioni e merita appieno di fare parte delle collezioni private dei fan e di chi si vuole avvicinare per la prima volta al Re Cremisi, visto che riesce ad unire alla perfezione 50 anni di grandissima musica.



CD1
01. Bellscape And Orchestral Werning
02. Larks’ Tongues In Aspic: Part One
03. Neurotica
04. The Errors
05. Cirkus
06. The Lizard Suite
07. Fallen Angel
08. Larks’ Tongues In Aspic: Part Two
09. Islands
10. Pictures Of A City

CD2
01. Indiscipline
02. The ConstruKction Of Light
03. Easy Money
04. The Letters
05. Interlude
06. Meltdown
07. Radical Action II
08. Level Five
09. Starless
10. Heroes
11. 21st Century Schizoid Man

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