King Kobra
II

2013, Frontiers Records
Hard & Heavy

Recensione di Federico Mainardi - Pubblicata in data: 15/07/13

Si può creare, nel 2013, del buon hard ‘n heavy di stampo ottantiano, tanto accattivante da non sapere di vecchio? Certo che si può: lo dimostra la lezione dei veterani King Kobra, già artefici di due album risalenti a poco meno di venticinque anni fa, oggi al loro secondo disco dopo la reunion del 2011, intitolato appunto “II”. Paul Shortino (voce), Mick Sweda (chitarra), David Michael-Philips (chitarra), Johnny Rod (basso) e Carmine Appice (batteria) sfornano un platter in cui non manca proprio niente: dalle sfuriate dell’heavy metal più ruvido agli ammiccamenti spensierati del party rock, passando per un hard rock maturo e ricco di venature bluesy. Il risultato è praticamente da manuale: un'antologia, o un perfetto mix (a seconda che si voglia essere analitici o sintetici) del meglio di una decade, che pur riproposta oggi riesce a non suonare insipida grazie a composizioni dall’innegabile piglio e dalla notevole perizia, in cui nessun dettaglio si trova fuori posto.

Il primo brano “Hell On Wheels” esordisce con suoni graffianti, frutto dell’impiego della tecnologia sia analogica che digitale in sede di registrazione, e si dimostra molto ben costruito: roccioso e frenetico fino al bridge, fa spazio ad un refrain melodico e ad un assolo altrettanto orecchiabile e di buon gusto. Se “Knock 'Em Dead” risente dell’influsso dei Deep Purple più in spolvero, “Have A Good Time” diverte con un ritmo spigliato da party rock, mentre “The Ballad Of Johhny Rod” è un pezzo bluesy che odora di whiskey e trasporta direttamente nel profondo sud degli States. Non manca la ballad sentimentale “Take Me Back”, col suo giusto corredo di cori e assoli morbidi; “When The Hammer Comes Down” è intriso della lezione di classe dell’american metal, laddove “Running Wild” occhieggia alla N.W.O.B.H.M. per freschezza e melodia. “Got It Comin'”, poi, torna nuovamente a esplorare le melodie carezzevoli del versante romantico del rock. Le ultime tracce (“The Crunch”, “Deep River”, “Don’t Keep Me Waiting”) a dire il vero perdono un po’ di mordente, se paragonate all’exploit delle prime, ma si attestano comunque ad un buon livello. La chiusura è affidata all’hard rock spensierato di “We Go Round”, che ricorda vagamente i Boston.

Il ritorno dei King Kobra dà prova di essere un buonissimo disco, che sicuramente non deluderà quanti non sono mai paghi della verve e dell’energia dei favolosi (almeno dal punto di vista musicale) anni ’80.



01. Hell On Wheels
02. Knock ‘Em Dead
03. Have A Good Time
04. The Ballad Of Johnny Rod
05. Take Me Back
06. When The Hammer Comes Down
07. Running Wild
08. The Crunch
09. Got It Comin’
10. Deep River
11. Don’t Keep Me Waiting
12. We Go Round

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