Kingcrow
Eidos

2015, Sensory
Prog Metal

Il prog è morto? Lunga vita al prog.
Recensione di Marco Migliorelli - Pubblicata in data: 14/03/16

 

 

Il prog è morto? Lunga vita al prog! E mentre Steven Wilson afferma che nella musica è oggi una questione di personalità più che innovazione vera e propria, i Kingcrow sembrano aver evitato la domanda, incarnando già una risposta. Per i Kingcrow non esiste l'innovazione a tutti i costi, e non esiste la musica imbrigliata nel tributo ricorsivo alle divinità del passato. Dal 2010, dopo ben tre solidi album, si è trattato solo e unicamente di passione e personalità. Ecco allora l'affermazione di Wilson ed ecco EIDOS, terza gemma dopo 5 anni di quieta ma fervente carriera.

 

EIDOS  chiude quella che può essere considerata concettualmente ma anche per immagini e suggestioni, una trilogia sull'essere umano.  Abbandonato l'approccio classico al "racconto in musica", come fu per Timetropia, il gruppo, già con "Phlegeton", ha lasciato più spazio alla musica, libera di vivere delle sue proprie strutture e non asservita a qulle narrative; unicamente alla musica ora spettano le immagini, i pezzi di un puzzle emozionale che con Eidos raggiunge il compimento e come un'opera aperta lascia alla libertà dell'ascoltatore la possibilità del proprio percorso interpretativo.

 

Nulla di cerebrale. Eidos riprende il discorso musicale di "Phlegeton" e "In Crescendo" puntando a strutture progressive che si danno per sfumature. Ammiccano ai classici di un genere solo per poi discostarsene all'improvviso, con un cambio repentino in cui l'armonia e il guizzo si antepongono alla tecnica fine a sé stessa, alla tecnica come sfoggio autoreferenziale.

 

Nascono allora brani come 'Adrift', in apertura dopo il singolo 'The Moth' o 'If Only', in chiusura, definiti da Diego Cafolla, mente-guida del gruppo, fra i loro brani più complessi.

 

Molti palati fini, come portentosi astronomi, troveranno costellazioni di gustosi riferimenti anche in questo disco ma Eidos non si lascia prendere facilmente, il suo è un volo radente che impone strutture e ritmi propri. 'The Moth' in soli 4 minuti, ancora una volta singolo vincente (meno virale e più raffinato della pur accattivante 'Evasion' del 2010, biglietto da visita del nuovo cantante Diego Marchesi), fra arpeggi e cambi di umore e ritmo, è piccolo grande proemio di almeno metà del disco.

 

Uno spicchio esatto, perchè se una prima parte dei brani si svolge su coordinate di relativa brevità, il trittico finale di canzoni, prima della chiusura, offre una serie di mini-suite musicale nelle quali la semplicità dell'approccio sforma i tratti, non tradisce il delicato cristallo della complessità che un lavoro di chitarra sempre ispirato contribuisce a mascherare, come a creare uno sfondo emotivo sul quale lavorare, ascolto dopo ascolto, fino ad una prima vera conoscenza dell'album.

 

Salti, non cadute.

 

Rallentiamo, 'Slow Down', terzo brano del lotto.

 

"Selfie

Like it

Be up

To date

 

Go - there's a new model

I can almost forget who I am offline"

 

Parole chiave del "be social, be cool" odierno, che Marchesi canta roboticamente ed un enjambment su "update" che ha lo scopo retorico di evidenziale quel salto.

 

E se nei testi di Eidos siamo noi a cadere e a ritrovarci riflessi in una immagine, in una eidos, figura e forma la cui eterna perfezione è ridotta all'illusione di un selfie ben riuscito, la musica dei Kingcrow produce per salti; salti atleticamente ben eseguiti in voce, corde e pelli.

 

Bastano i due minuti finali di 'Slow Down' per capirlo: solido il lavoro di basso e chitarra, risalta poi, ed è conferma, quanto sia tecnicamente cresciuto Thundra alla batteria. Due minuti nei quali mentre inatteso il sassofono, trascinante nel sorprenderci, traccia una linea retta al centro dell'ascolto, chitarre e batteria proseguono per direttrici opposte ma inclinate abbastanza da incontrarsi a fine pezzo.

 

Salti, non cadute. Quindi il volo, e mai uno stallo. Un disco maturo? Senz'altro. S'affina il tiro compositivo fra "Phlegeton" ed "In Crescendo", mentre la musica suonata acquista in ulteriore concretezza grazie ad un missaggio che s'accosta alle sonorità acustiche preservandone lo spessore rispetto a quelle più pesanti.  Come in 'Fading Out', caratterizzata da quei vivaci passaggi di chitarra acustica che ammicca al flamenco e spezza, rinnovandolo, il dialogo continuo degli strumenti.

 

Un disco maturo dunque, che lascia ai brani più brevi l'irruenza dolce della sorpresa ad ai pezzi più lunghi, nella seconda parte, l'abbandono all'ascolto lungo. Saremo allora in quota quanto basta per accorgerci che la maturità di Eidos è nelle sue assenze; è proprio qui che si lascia spazio alla personalità dei brani; ed è profondamente maturo averlo capito, in barba alla "tecnica-fiume" del suono complesso che bombarda a tappeto tot minuti di musica con brani tutti uguali accomunati dalla complessità fine a se stessa.

 

E allora come la mettiamo coi brani lunghi?

 

L'attenzione al lato emozionale (e non semplicemente emotivo che ha forse altrove maggiore importanza, se si canta l'immediatezza del vivere, come in un brano caldo di heavy metal), a questa "assenza" necessaria che ci ricorda che il volo esiste in virtù dell'aria, tradotta in musica dalle tastiere e synth di Della Polla, è la loro chiave di lettura (ascoltate cosa succede a 4 minuti dalla fine della titletrack, ad esempio).

 

L'avvio di una conclusione imprevedibile e anticipata; perchè mai l'avremmo attesa  dopo il taglio stilistico dato all'album dopo ben 7 brani di media lunghezza  ed una 'On The Barren Ground', veloce, travolgente e incorniciata da uno dei ritornelli più immediati di tutto Eidos, anche in virtù del messaggio:

 

"And we speak of freedom

We speak of heaven

We speak of faith

And we fear the strange

Or have fear of failure

We fear our fate

Living like someone in a no man's land"

 

Di cosa parliamo allora, quando parliamo di Kingcrow? Personalità e passione. Un salto, il volo, quel momento in cui l'aria ci perviene come un'assenza; come una ebbrezza.

 

Un sogno fra i molti interrogativi; lo sussurra Eidos stessa:

 

"Why?

I'm bleeding, I'm bleeding right now

Am I?

Am I just dreaming, just dreaming or not?"

 

La strofa sospesa, sussurrata, inquietudine e meraviglia.

 

Il prog è morto?

 

Lunga vita al prog.





01. The Moth
02. Adrift
03. Slow Down
04. Open Sky
05. Fading Out (Part IV)
06. The Deeper Divide
07. On The Barren Ground
08. At The Same Pace
09. Eidos
10. If Only

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