Gösta Berlings Saga non costituisce soltanto il titolo di un celebre romanzo di Selma Lagerlöf imperniato sulle vicende avventurose di un ex pastore protestante, ma anche il nome di una delle band strumentali meno catalogabili e prevedibili del panorama continentale. Dopo quasi vent'anni di carriera e cinque album sulla lunga distanza che lo hanno condotto nel punto più estremo dello spettro progressive, l'ensemble svedese, per il nuovo LP, sceglie la strada di un songwriting conciso ed essenziale, evitando i brani fiume dei precedenti lavori. D'altronde "Konkret Musik" richiama non tanto le prime manipolazioni dei suoni nate con la musique concrète, quanto la consistenza e la corporeità di una scaletta che, comunque, conserva quella matrice cinematica tipica dello stile del combo scandinavo, con i sintetizzatori e il Moog Taurus decisamente sugli scudi.
Il disco si orienta con risolutezza su un versante di sperimentazione elettronica che affonda le proprie radici negli anni '70, ai Neu!, ai Kraftwerk degli inizi, ai francesi Magma, ai Tangerine Dream pre-svolta commerciale, alle produzioni di Conny Plank. Distopia e atmosfere noir che si rincorrono tra le spire del groove ipnotico e post-apocalittico di "Släpad" e "Vinsta Guldklocka", diventano battito all'interno di "Basement Traps", raggiungono una calma momentanea durante "Close To Home", riprendono vigore nel furioso e martellante ticchettio kraut della title track.
L'inquietante "Closing Borders", trasposizione in note del tetro artwork dell'opera, oltre a sembrare un breve omaggio a John Carpenter, funge da introduzione al pezzo forte del lotto, "To Never Return": la composizione, sostenuta da un denso e incessante palpito percussivo e picchiettata da chitarre e tastiere melodico/cibernetiche, evolve gradualmente in un climax drammatico e oscuro, come se Rachmaninoff fosse stato catapultato in un futuro prossimo venturo poco rassicurante. "Instrument VI" serve ad allentare la tensione, le movenze garage di "The Pugilist" ne sciolgono i nodi, "A Fucking Good Man" e "Förbifart Stockholm" ci riprecipitano nell'incubo, stritolati da un mangianastri difettoso proveniente dal sistema stellare triplo di Alpha Centauri. Chiude il viaggio "A Question Of Currency", una chiosa di speranza onirica vicina alle smerigliature mitteleuropee di "Autobahn".
Magari un pizzico troppo rifinito e poco free rispetto alle consuetudini del gruppo, eppure "Konkret Musik" restituisce dei Gösta Berlings Saga perfetti interpreti delle fobie tecnocratiche del mondo moderno. Asettici e vibranti.