Krokodil
Nachash

2014, Spinefarm Records
Sludge

Recensione di Riccardo Coppola - Pubblicata in data: 04/12/14

Sludge pestato, durissimo, cattivo: si presentano senza andare troppo per il sottile i Krokodil, ensemble composto da membri di SikTh, Gallows, Cry for Silence ed Hexes che sceglie come moniker quello che è anche il nome di una devastante droga dei sobborghi russi, e che dà con "Nachash" un sanguinoso battesimo discografico alla propria musica.

Quello della band è sound in bilico tra le cattiverie rallentate dei Neurosis -più d'una volta le urla riescono ad avvicinarsi in quanto a struggente intensità a quelle di Scott Kelly, pur perdendosi altrove in qualche farfugliamento fin troppo inintellegibile- e le deviate alienazioni dei Mastodon del decennio scorso -alcuni groove dannatamente divertenti come quello di "Reptilia Familiar", o riff arzigoglati come quello in testa a "Porcelain Bones"- condito, sporadicamente, da fasi più dirette dall'approccio quasi -core ("Dead Man's Path") o inaspettate aperture malinconico-melodiche ("The Collapse").

Solido e monolitico, "Nachash" manca però quasi del tutto della capacità di innovare e di differenziarsi, riuscendo a stordire ma, sostanzialmente, non a stupire. E non sono sufficienti, allo scopo, i tre godibili minuti atmosferici della strumentale "Ragnarok" o l'ospite d'onore Simon Neill (Biffy Clyro) sulla comunque abbastanza confusa "Sun Riders", se bastano pochi istanti per rituffarsi in una formula che a quel punto avrà già abbondantemente stufato.



01. Shatter
02. Skin Of The Earth
03. Dead Man's Path
04. A Life Lived In Copper, But Painted In Gold
05. Reptilia Familiar
06. Porcelain Bones
07. The Collapse
08. Sleep Well, Medusa
09. Ragnarok
10. Sun Riders
11. Sobek
12. Phyllotaxis

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