Korpiklaani
Kulkija

2018, Nuclear Blast Records
Folk Metal

"Io sono il viandante, e questa è la mia strada, la conosco come me stesso, e ad ogni passo mi evoca ricordi e sensazioni". I Korpiklaani tornano nel loro vagabondare su una strada certo conosciuta, ma intrisa di nuove emozioni
Recensione di Fabio Polesinanti - Pubblicata in data: 08/09/18

Si è atteso ben 3 anni per tornare a ballare nelle immense foreste finlandesi, e a scatenarsi con i ritmi folk metal unici dei Korpiklaani. Abituati ad uscite discografiche serrate praticamente ogni dodici mesi, il gruppo da un paio di anni ha scelto di concedersi pause più lunghe, ed il nuovo lavoro "Kulkija" arriva ben tre anni dopo il suo predecessore. Questo cambio di impostazione, a livello lavorativo e professionale trova aspetti decisamente positivi e risulta essere una scelta vincente poichè si percepisce una maturità maggiore sia a livello musicale, che a livello di testi e songwriting. E' ovvio che la formula che ha portato al successo i finlandesi non cambia le sue coordinate, e il traguardo del decimo album ha comunque ben fissi i capisaldi del sound costituito da ballate e cadenze folk di stampo nordico. L'album è incentrato sulla figura del vagabondo (Kulkija in finlandese ha proprio quel significato) e nelle 14 tracce (altra nota importante, il disco più lungo della loro carriera) viene sviluppato un concept davvero interessante, se analizzato senza superficialità, e superando l'ostacolo della lingua madre, costante croce e delizia di tutte le uscite dei Korpiklaani. Il mix tra leggende nordiche, richiamate con continui riferimenti all'interno dei testi, e la vita reale di tutti i giorni rende questo album davvero prezioso e culturalmente stimolante.


Se l'inizio del lotto rimane sulle classiche coordinate folk danzerecce con il combo "Neito" e "Korpikuusen kyynel" che fanno partire il disco con la giusta energia, i ritmi calano successivamente in maniera significativa, innalzando però decisamente la qualità compositiva. "Aallon alla" è in assoluto uno dei pezzi più interessanti dell'intera release, dove una ballata densa di malinconia incontra nel ritornello i classici ritmi folk. "Harmaja" è dolcissima e la sua delicatezza conquista in maniera totale ed immediata. Stupenda è anche la successiva "Kotikonnut" precisa e compatta a livello ritmico ed addolcita da fisarmonica e violini. "Korppikalliota" e "Kallon malja" rimangono su questi binari, ma sfruttano maggiormente i cambi di ritmo, facendo trasparire una grande potenzialità in sede live (nonostante la complessità e la lunghezza di quest'ultima, di oltre 9 minuti). Molto cupa e oscura è "Sillanrakentaja" basata sulla bellissima leggenda del gigante costruttore di ponti, mentre si ritorna al classico stile della band con "Henkselipoika" perfetta per ballare sotto il palco, così come la strumentale "Pellervoinen". "Riemu" torna a giocare con l'alternanza tra ritmi cupi, riff di chitarra e atmosfere folk più morbide, sottolineando come in questo platter vi sia stato un lavoro ancora più fino e certosino per mixare sapientemente la parte più pesante del sound metal e gli strumenti classici, come vero e proprio marchio di fabbrica dei finlandesi. Si ritorna a scatenarsi con "Kuin korpi nukkuva" che ci accompagna verso la fine dell'album. Si trova una degna conclusione con altri due pezzi molto interessanti. "Juomamaa" diretta, lineare e trascinante, con un chorus coinvolgente, che ritrova uno degli argomenti più cari alla band, in quanto letteralmente il titolo tradotto è "La Terra dei Bevitori". L'ultimo pezzo è la ballata "Tuttu on tie" molto evocativa ed emozionante. Qui risiede un pò tutto il concetto e l'idea che sta dietro alla figura del viandante, dove la strada che percorre, nel bene e nel male, rimane la sua compagna più fedele.


Un lungo viaggio emozionante quello che i Korpiklaani ci hanno permesso di fare, per un album decisamente maturo, ben confezionato e pensato. I fan della band di sicuro troveranno quelle che sono le caratteristiche che hanno reso unico e identificabile il sound dei finlandesi, trascinante, coinvolgente e decisamente nato per i live e per essere suonato di fronte ad una platea festante. Ma c'è anche altro, e le ballate, la melodia e quel senso di malinconia percepibile e tangibile in tanti momenti del platter permette di arrivare molto più lontano, interessando e conquistando chi forse fino ad oggi ha sempre avuto difficoltà nell'approccio al gruppo per le sue caratteristiche così univoche ed originali, ma anche a volte troppo ripetitive. E non ultimo il lavoro sui testi e l'idea di un concept davvero interessante, cucito perfettamente per una band "vagabonda", dona qualcosa in più ad un'opera di assoluta qualità.





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