Dal poco brillante "Strychnine.213" in poi, gli Aborted hanno rilasciato con regolarità, tra un album e l'altro, il classico EP presago di mutamenti di varia natura: anche ora, la pubblicazione di un lavoro come "La Grande Mascarade", a distanza di dodici mesi scarsi dall'ultimo "TerrorVision", non avviene accidentalmente né per frenesie di protagonismo. Il dato lampante risulta il cambio di guardia alla chitarra dopo cinque anni: fuori Mendel Bij De Leij, dentro l'ascia dei Dissonance In Design Harrison Patuto. Per i belgi una formazione stabile è quasi sempre stata un'utopia, spesso con risvolti non positivi sulla qualità complessiva di qualche disco. A questo giro, però, il nuovo innesto, oltre a non provocare grossi squilibri, porta una lieve raffica di freschezza al death/grind atmosferico del combo.
Quasi nulle le differenze stilistiche rispetto alle prove recenti: la tecnica mirabolante dei musicisti lascia respirare gli appigli melodici ai quali si radicano "Gloom And the Art Of Tribulation", "Serpent Of Depravity" e "Funereal Malediction", brani la cui violenza appare poderosa, ma così mirata da non colpire mai alla rinfusa. Swen de Caluwé diffonde suoni gutturali minacciosi e demoniaci capaci di tumulare una montagna sacra, mentre la new entry mette un pizzico di farina del proprio sacco attraverso riff e breakdown di matrice deathcore. I classici estratti horror e un artwork meravigliosamente splatter completano il lavoro, con gli Aborted che si confermano una macchina trebbiatrice brutale, malsana, e intelligente. Bravi, ancora una volta.