Dopo "Persecution", breve introduzione dal tono minaccioso, "The Hammer Of Witches" ci immerge immediatamente nel mood della caccia alle streghe, argomento portante del lotto: in un pezzo che sembra composto da Leif Edling, spiccano le vocalizzazioni teatrali di un eclettico Anders Engberg, mentre gli assoli carichi di feeling di Kristian Niemann e Peter Hallgren rubano la scena senza strafare. La produzione, estremamente potente e nitida, rende giustizia alla solennità oscura e melodica del disco, impressione che diventa carne nella power ballad "Deliverance", costruita su raccolti arpeggi di chitarra acustica ed emozionanti passaggi di violoncello e ornata da un ospite d'eccezione come Johan Langqvist. Pur rimanendo all'interno del consueto perimetro stilistico, la band dimostra comunque una capacità di scrittura piuttosto duttile, rilevabile soprattutto nell'approccio decisamente heavy di alcune tracce ("Institoris", "Dance With The Devil") e nelle maestose dentellature hard/prog di "Lamenting Of The Innocent" e della virtuosistica "Path To Perdition".
Peccato per un trio di brani verbosi e ridondanti ("Where Spirits Die", "Age Of The Damned", "Condemned") che ricordano più i crimini del Vescovo di Aguillon che il "Malleus Maleficarum"; complessivamente, però, i Sorcerer non deludono, scansando, per quanto possibile, la retorica stringente dei padri fondatori. Cosa, di per sé, già buona e giusta.